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lunedì 30 settembre 2013

I bambini e il bilinguismo (caso 11)

Al parco ho incontrato Kate. È italoamericana, è la mamma di Marta, una pupetta di 4 anni con i capelli corti e gli occhi grandi. Era furiosa. “Le maestre della scuola materna mi hanno detto di non parlare a Marta in inglese altrimenti si confonde, e quando loro le parlano in italiano lei non capisce.” Le pareva paradossale, come in effetti è.
Loredana invece mi aveva detto tempo fa che la sua pediatra indicava di cominciare a ‘insegnare’ il rumeno del papà a Matteo dopo i tre anni “perché prima non avrebbe senso, neppure capiscono l’italiano.”
Non credo sia necessario sottolineare qui l’importanza e la ricchezza del bilinguismo, sia per quello che consentono in materia di relazioni, che delle competenze e di capacità di relativizzare i concetti.
Mi pare invece il momento di fare ordine in questa importante fase di apprendimento dei bambini della quale nessuno degli inutili manuali di pedagogia che affollano gli scaffali fa mai cenno.
Mi permetto di farlo perché i miei bambini sono bilingui (italiano e tedesco) e con loro ci sembra di essere sulla buona strada:
  • Per i bambini non ci sono le lingue ma le persone: per loro c’è la lingua di mamma, la lingua di papà, quella del nonno… e non l’italiano, l’inglese, il rumeno. Associano le lingue alle persone. Nella loro testa il passaggio da una lingua all’altra è automatico a patto però che questa identificazione sia totale e senza incertezze. Ecco dunque che i due genitori con i bambini devono parlare SEMPRE e SOLO nella loro lingua, fin dall’inizio (qualcuno sostiene sia meglio farlo fin da quando il bambino è in pancia). Occorre costanza e metodo in questo.  Occorre dire “Non capisco” (anche se non è vero) se il bimbo si esprime nella lingua sbagliata.
  • Se i coniugi non sono ‘fluenti’ nelle rispettive lingue: capita spesso e per molti è il vero ostacolo. Io, ad esempio, non so quasi il tedesco e dunque non capisco tutto quello che mia moglie dice ai bambini. Negli anni però la percentuale della mia comprensione è salita dal 20 al 70% e a forza di ascoltare faccio costanti progressi. Non fatevi bloccare da questo, prendetelo come una opportunità anche per voi come coppia.
  • I bambini non imparano le lingue, semplicemente parlano: non ci sono sforzi, non faticano. Ecco che l’associazione dei visi alle lingue per loro è naturale. Quando i miei erano piccoli, dopo le vacanze in Austria dove parlavano con tutti tedesco tranne che con me, al ritorno in Italia continuavano a fare nello stesso modo (perché ci mettevano qualche giorno per settare il concetto ‘persona sconosciuta’=lingua italiana.) Occorre anche uscire presto dallo schema papà-mamma ma dargli riferimenti in entrambe le lingue già in Italia. Fate sì che abbiano altri bambini con cui giocare e parlare la lingua diversa dall'italiano.
  • La quantità è importante: i detti popolari come ‘i bambini sono delle spugne’, ‘ da piccoli si impara più facilmente’ hanno sicuramente una base scientifica. Non ho elementi per valutare; so solo che la lingua si impara per quantità e amore. Se si ascolta tanto tanto tanto da una persona che si ama, si impara naturalmente. A ogni età. Ecco tutto. E dunque occorre costanza e impegno. Ritengo importante che, almeno sinché non sono sicuri in entrambe le lingue, le vacanze vadano fatte nel paese straniero.  
  • La lingua ‘forte’ e quella ‘debole’, come riequilibrare: una delle due lingue è sempre più presente. Di norma è quella del paese in cui  si vive, che spesso diventa anche quella veicolare tra fratelli e sorelle. Ecco allora che occorre difendere e valorizzare quella meno presente. Suggerisco fin da piccoli l’uso sistematico di film e cartoni animati in lingua, l’introduzione di feste tipiche (ad es. noi abbiamo la Martinsfest a Novembre, l’arrivo dei Re Magi, e altre simpatiche ricorrenze con musiche e rappresentazioni), di legare il cibo alla lingua introducendo spesso nel menù italiano piatti dell’altro paese spiegandoli, raccontandoli.  Di estrema importanza sono poi  i libri e le canzoni in lingua: qui occorre esagerare perché nell’ascolto e nella riproduzione infinita si marchino nei bambini i pattern della lingua.
È facile, molto più di quanto sembri, per i bimbi e per i genitori.



Per chi volesse approfondire alcuni casi precedenti:                     

venerdì 27 settembre 2013

Signor Barilla, mi consente?

La recente vicenda del signor Guido Barilla che argomenta con forza la sua filosofia commerciale diretta alle coppie etero, quelle in cui la donna è felice di essere lei sempre ai fornelli, col marito che sbuca solo quando i fusilli sono in tavola, non mi scalda poi così tanto. Lui non è interessato al target omosessuale? Lui vede la donna solo come angelo del focolare? Fatti suoi. Governa un brand che se non cambia perde, ma sono fatti suoi. Non ritengo che le pubblicità debbano essere politicamente corrette, tantomeno orientare gli atteggiamenti morali. Servono a condizionare i comportamenti d’acquisto. In questo senso la reazione irritata di molti fa pensare che i consumatori sappiano scegliere.

Il signor Barilla ha detto quello che pensava, che pensano purtroppo in tanti, di certo quelli a cui lui vuole vendere la sua pasta e (come dice lui) gli altri sono liberi di mangiare altro.
Cosa che senz’altro faremo. Io perlomeno se posso evito Barilla per motivi che oggi trovo sensato esplicitare:  
  • E’ una pasta mediocre: tra le opzioni sugli scaffali le scatole blu della Barilla non sono niente di chè. Si è scelta la nicchia della mediocrità, di pasta sicura e tranquilla, quasi l’icona del conformismo a tavola. Ma il conformista oggi è modaiolo, sfuggente. Ecco allora che da un po’ la Barilla tenta di posizionarsi su una fascia medio-alta ma sotto i denti però non supera in qualità le paste da mensa e, come per i tappeti, nei supermercati è sempre più spesso in sconto. (mentre le paste buone sono in sconto due volte l’anno, se va bene).
  • I formati paraculi: prende per i fondelli con la varietà della sua offerta. Ha recentemente varato le Specialità, paste normalissime che costano di più perché … non si sa. Tra queste ci sono anche le Farfalle, la pasta meno speciale e esclusiva mai immaginata da trafilatore annoiato. Poi ecco i Piccolini: mini penne, mini fusilli, mini farfalle, bonsai di grano duro per sedurre i genitori insicuri che – magari con pupi che mangiano poco – pensano che una simile paraculata basti a convincere l’infante. E infine gli Integrali, che alla Barilla costano uguale se non meno degli altri formati ma che il signor Barilla si sente in dovere di vendere a prezzo maggiorato.
  • Lo spot di Forza Italia del ’94. Lo ricordate? Ha ampiamente saccheggiato musiche e immagini Barilla, ne ha travasato il populismo in politica. Fa sorridere che oggi qualcuno si indigni per le posizioni tradizionaliste dell’azienda. Mi basta pensare a quella musichetta infame per cancellare il carboidrato in scatola blu.
  • Le mani in pasta: la condanna per le attività di cartello tra le aziende produttrici è alquanto irritante e ormai definitiva. La Barilla paga 5,7 milioni di Euro di multa dei 12 complessivi (divisi tra 26 aziende di settore).     
  • L’invenzione del Mulino Bianco Questa poi non gliela perdonerò mai. Come tutte le madri, anche la mia fu sedotta dalla pubblicità e da un’incontrollabile pulsione verso le raccolte a punti. Non si parlava più di gusto, di fragranza, di morbidezza, ma solo di pupazzetti, di cuscini gonfiabili e di improbabili mollette a forma di animali della fattoria. Sulla nostra tavola, a colazione, i Bucaneve persero lo status di unici fornitori della mia unica colazione e ebbero dignità di una presenza in biscottiera ogni tre apparizioni di Mulino Bianco, e solo dopo mie insistenti lamentele. Anni dopo frequentai un master in cui il docente di marketing strategico elencò gli stratagemmi adottati dalla Barilla per affermare il Mulino Bianco. Quella lezione diede certezze ai miei peggiori sospetti quando compresi le finezze della campagna pubblicitaria centrata sull’idea del ritorno alla natura ma in realtà facente perno sul terrore di vivere in un mondo contaminato dove nessuno è disposto a fare un passo indietro ma tutti si vantano di apparire ecosostenibili. Un mondo dove le sorelle sono tutte bionde, ricce e saputelle. Mi fu chiaro quanto la metafora del mulino celasse in realtà un immenso hangar di pesticidi che venivano liberati nelle colazioni e contaminavano la coscienza di una generazione.
Barilla non mi è simpatica, ok.
Forse oggi è il consumatore a dover provare a essere politicamente e papillarmente corretto.
Stasera rigatoni con spada e melanzane.

domenica 22 settembre 2013

Di cosa parliamo se parliamo di senza lavoro.

La crisi ci avvolge e le soluzioni latitano. Le comunità si sfilacciano, le famiglie scoppiano, le persone si abbruttiscono, si disperano, muoiono talvolta per mancanza di alternative.
Le risposte alla domanda di lavoro, di opportunità, di futuro, sono ostaggio di una politica disattenta e colpevole. Oggi però lascio a voi l’individuazione dei responsabili. Oggi i miei pensieri devono andare a chi in questo caos prova a dare un aiuto concreto.
Avete mai avuto a che fare con i Servizi per l’Impiego? Ci lavorano molte persone. È sempre più un vero Pronto Soccorso per anime perse.
Gli operatori che vi rispondono, che si impegnano a darvi nuovi indirizzi e opportunità sono sia dipendenti pubblici che specialisti privati. Forse alcuni si sono arresi alla montagna di richieste che ricevono ma, vi assicuro, in molti ci mettono l'anima. Contribuiscono come api operaie a portare grani di futuro a chi ormai non ne vede più. Molti sono supereroi del quotidiano con una vera vocazione all’ascolto, talento nel superare la burocrazia, abilità nel fare il possibile con gli strumenti disponibili. 
Hanno una grande  preparazione, ma senza compassione non riuscirebbero a fare nulla. Moltissime sono donne e ritengo che ciò non sia casuale.

Ne conosco parecchi, li ammiro, di alcuni ho la stima per aver fatto assieme  pezzi di strada. Ho l’onore di essere incluso nei loro pensieri, e in qualche mail.
Federica ha mandato quella che segue a me e ai suoi colleghi. Vorrei che la leggeste, e  che la faceste leggere, perché il loro è un lavoro oscuro, poco valorizzato. Spesso si prendono le colpe di un sistema che non dà alternative ai più deboli in realtà sono sentinelle di umanità al servizio dei cittadini:

“Sono sul treno per Novara e questi giorni sono stati un po’ faticosi.
Martedì abbiamo dovuto chiamare i Carabinieri per mandarli a casa di un nostro utente che non andava più al tirocinio da 3 giorni e aveva il cellulare staccato. Sfondando la porta lo hanno trovato senza vita.
Non ti dico la tristezza che stiamo accumulando: sono 6 mesi che gestiamo e situazioni al limite dell’umano...tendenti al disumano per certi aspetti... Sono tutti soli, solissimi. Tutti senza lavoro, a volte senza casa con figli a carico e spesso malati.
È tredici anni che faccio questo lavoro. Ricordi, all’inizio li assistevo al telefono e già pensavo di esser più un'assistente sociale che un’addetta alle informazioni sul lavoro. Ora, qui, nell’incontrarli di persona puoi immaginare...
Spesso siamo per loro l’unico appiglio, le uniche che li ascoltano veramente.
Ascoltando i loro problemi le loro storie pazzesche pensi a quanta fortuna hai... Ogni giorno in me cresce la consapevolezza di essere veramente fortunata.

Questo signore aveva 65 anni, nessun parente, credo nessun amico perché è triste pensare che siamo stati addirittura noi a dare l’allarme dopo tre giorni. A nessun altro è venuto in mente di andare a casa sua per vedere che fine avesse fatto... La scorsa settimana si lamentava ancora con me perché la Provincia (in realtà era la banca) gli tratteneva quasi 3 euro al mese su un bonifico di 530 al mese sulla sua tessera ricaricabile... una follia... mi ha spiegato che lui con 3 euro ci mangiava 2 volte. Gli ho chiesto cosa mangiasse e mi ha detto ‘una scatoletta di tonno e un pomodoro.’
Ti rendi conto???? Mi vengono i brividi ancora oggi a pensarci... la povertà e la solitudine messe assieme sono due cose tremende.

Il lavoro in questo momento è estremamente complicato, ci disarma la sofferenza che si portano dentro in così tanti. È emotivamente pesante.
Allo stesso tempo sto imparando molte cose. Mi sento davvero utile, sento che stiamo aiutando queste persone mettendoci tanta umanità, calandoci nelle situazioni di ciascuno. A volte penso che forse questa sia la mia vera vocazione... chissà...  ci sono però volte che mi porto a casa troppi pensieri legati a loro, forse dovrei essere più distaccata... ma è impossibile...

Che dire… se questo può far riflettere ancor più ciascuno di noi ben venga. A me ha fatto riflettere moltissimo. Banalmente, tutte le volte che sto per lamentarmi di qualcosa che non va nel verso che vorrei penso ai nostri utenti. A volte vorrei  portare con me i bambini per fargli ascoltare qualcuna delle storie che ascoltato io. Ma forse sono ancora troppo piccoli per capire, e da loro troppo non posso pretendere....ma a qualche adulto farebbe bene toccare con mano la realtà...
In questi 13 anni pensavo di avere affrontato molte situazioni disagiate e disperate ma, credimi, niente a che vedere con alcune di queste, con quello che sta succedendo ora ...
Pensa che questo signore aveva scritto delle poesie e un libro che parlava di bambini. Aveva provato anche a pubblicarlo ma gli avevano risposto che avrebbe dovuto comprarsi le prime 100 copie e lui, come puoi immaginare, non avrebbe mai potuto farlo. Mi dicono che queste poesie e il racconto siano ora nelle mani della segretaria della scuola presso cui lui prestava tirocinio. La signora era, insieme a noi, una delle poche persone che avevano un contatto con lui.... e lui giovedì, ultimo suo giorno in ufficio, gliele aveva portate.

Oggi dovrò gestire la chiusura del tirocinio di questo pover uomo... un persona veramente carina… Dovrò sentire il maresciallo dei carabinieri perché siamo state le ultime persone ad avere contatti con lui ecc ecc... sarà una mattinata molto pesante...!

Questo è stato il mio sfogo...

Buona giornata Fede”



(Post dedicato a tutta Conform e ai tanti amici nei Centri per l'Impiego in tutta Italia. Grazie.) 

martedì 10 settembre 2013

Si può e si deve fare a meno di Silvio. Concediamoci a una Speranza Laica.

Daremo aria a queste stanza molto prima che sia Natale” afferma Ivano Fossati in ‘Ventilazione’ nel 1984. Ecco, credo che nel 2013 sia ora di dare aria nuova alle stanze dove vivono 60 milioni di italiani e dove l’aria è viziata, viziosa, mafiosa, omertosa,  arresa al fetore emanato da 20 anni di berlusconismo edificati sulle regole della P2.

Un fetore di cui diventi consapevole subito uscendo dal paese. Lì, dove l’aria è diversa. I sogni sono realizzabili. Vige la meritocrazia e l’attenzione ai più deboli. Dove valgono le regole e si pagano le tasse, funziona la sanità e la scuola (con libri, scuolabus, etc) sono sempre gratuite. Dove se un politico per errore paga con soldi pubblici la torta di compleanno della figlia deve dimettersi sotto la spinta del proprio partito.

Nel 2013 il Paese può e deve ricominciare a vivere senza Berlusconi e i suoi cloni e accattoni, i ricatti e i riccastri, i tronisti e gli intronati, le scorte e le escort, le mazzette e i mazzieri, i tricologi e gli stallieri.

Il fatto che uno dei pochi processi che non è riuscito a pilotare, cambiando le leggi o intimidendo la magistratura, sia arrivato a conclusione e lo metta elegantemente ai margini della politica, è una vittoria dello Stato e assieme una sconfitta della Politica. È andata così, non piace neanche a me. Tutti avremmo preferito venisse cestinato dagli italiani, ma troppi italiani hanno un prezzo e alcuni giudici no.

I molti avremmo preferito fosse cestinato dalla sinistra. “No way” dicono a Londra. Non ci sono i presupposti perché troppi a sinistra lo hanno invidiato, mitizzato, studiato (magari per generare un B. ‘buono’ geneticamente modificato).
Mi pare ancora di sentirlo Nanni Moretti che a piazza Navona urla rivolto alle statue di sale di D’Alema e C. “Con questi dirigenti non vinceremo mai.” Non ci siamo spostati di molto ma qualcosa succede anche lì. Spifferi di aria nuova anche in quelle stanze. Se ascolti o leggi (qualcuno lo fa ancora?) Barca, Cuperlo, Civati, Puppato capisci come non tutto il valore della giustizia, della solidarietà, della sussidiarietà, del sogno europeo, sia andato disperso nel silicone che ha modellato le menti in questi anni. 
Se il PD potesse essere certo di sopravvivere senza Berlusconi non avrebbe dubbi al voto sulla decadenza dell'impresentabile evasore fiscale. Qui comunque non è in gioco la sopravvivenza del PD, (diciamo pure ecchissenefrega, i partiti sono mezzi non fini), ma di tutto il Paese. Di noi.
Quel che è certo è che torneremo democristiani per un po’, perché è quello che sono Letta, Renzi, Monti, Lupi, e compagnia bella che resteranno a governare.
Perché i germogli hanno bisogno di tempo per crescere. Perché non credo nelle rivoluzioni, né nella democrazia elettronica. È così. Forse è pure il meno peggio. Me ne farò una ragione. Ma la Speranza non ha il copyright di Bergoglio e mi permetto di averne molta anche io.

Voglio coltivarla per me, i miei figli, le persone con cui lavoro, a cui voglio bene, e per quelli che non conosco ma che guardano a un futuro assieme in un mondo sostenibile anche politicamente. Insomma, una bella Speranza Laica di cui andare orgogliosi, con cui illuminare la strada per schivare le buche e trovare nuovi compagni di viaggio.

Non sono un romantico. So che per quarant'anni almeno sentirò dire "Quando c'era B. le cose andavano meglio. Si scopava pure le crepe nei muri ma aveva tolto l'Imu" (che sta a Mussolini come "ha fatto qualche errore ma non fondo ha migliorato il paese"). Li lascerò parlare perché sono per la libertà di espressione e perché il positivo senza il negativo non si percepisce neppure. Spero invece che la libertà dalla Casa delle Libertà faccia nascere una destra degna del XXI secolo.
Non sono un figlio dei fiori. La mia Speranza che l'Italia cambi si fonda sui talenti e sulle idee, che in gran parte ci sono, che già si incontrano, che già la politica la fanno. C’è già chi questa società la sta innovando, nonostante l’ignavia di chi ci governa oggi. C’è chi fa impresa schifando gli incentivi pubblici, chimere per i ‘soliti noti’. Chi nelle scuole si batte per portare libertà di pensiero e capacità di integrazione. Sono in molti a sperimentare nuovi modelli di vita, di acquisto, di educazione, di incontro, di arte, di partecipazione.
Loro stessi hanno timore della portata delle loro azioni, spesso pensano che afferiscano al loro ‘privato’ e non realizzano che spegnere una luce inutile è già fare politica.

Spegniamo dunque le luci inutili, accendiamo la voglia di fare e diamo aria a queste stanze molto prima che sia Natale.     

venerdì 6 settembre 2013

Ecco un'altra lista di prodotti sul mercato che dovrebbero temere l’ira dei consumatori.

Siamo consumatori, è vero, ma anche esseri pensanti. Ritengo doveroso ribadire ai produttori che non ce le beviamo tutte, che non tutti ossequiamo la pubblicità, che coi soldi non si riesce a asfaltare tutta la pubblica opinione.
Per qualche motivo che ancora non comprendo appieno, il mio post con la Lista dei Prodotti che Spazzerei dai Supermercati dopo oltre un anno continua a avere decine di visite al giorno. Ciò un po' mi turba ma mi incoraggia anche a allargare la riflessione a altre categorie di prodotti e servizi facenti parte del nostro quotidiano.
Lo faccio attendendo commenti, critiche  e condivisioni.
  1. I carburanti: essi devono solo carburare rispettando le leggi. Punto. Nella scelta del distributore l’unica variabile logica di confronto può essere il prezzo. Al rogo le raccolte a punti, le tessere fedeltà. Io il diesel non lo voglio Blu, Up, Blitz, o Race. Lo voglio per andare di qui a là. Poi vorrei che ai distributori che truccano le colonnine o aggiungono acqua al prodotto (sono circa il 10%)  venga ritirata la licenza,  mi parrebbe il minimo.
  2. Le carte igieniche: sceglierle è un incubo. Non potendole provare lì sul posto, né tastare, Le guardi come Amleto fece col teschio. Ti chiedi soprattutto quanto ti dureranno cioè il loro fattore C ( numero cagate * rotolo). L’unico indicatore che vorresti sul pacco è la lunghezza del rotolo che invece non c’è. Non mancano mai invece aggettivi più appropriati per un cuscino che per un pezzo di carta da culo. Il vertice della cacofonia lo raggiunge la ‘Morbistenza’ di Tempo (che per questa ragione specifica e sintattica invito a boicottare duramente, checché ne dicano le vostre chiappe).
  3. Le insalate in busta: un prodotto luciferino. Si tratta della stessa insalata che costa 1 euro al chilo al mercato venduta a prezzi di filetto di sogliola. Mi pare un’offesa prima di tutto al buonsenso. Anche il palato non è che ne gioisca molto: sanno sempre un po’ di gas inerte, pare che abbiano sudato a lungo per uscire dal sacco, e trasmettono ai contorni una certa tristezza inconsolabile.
  4. I Giochi: lo sapete vero che in Italia ci siamo giocati più di 80 Miliardi di Euro nel 2012? Diciamo più di mille euro a testa inclusi i neonati e i clandestini. Il gioco è un prodotto di Stato molto sofisticato, che si presta alla perfezione per arricchire le mafie, evadere le tasse, rovinare le famiglie, ammalare le persone, spegnere la vita nei giovani, prosciugare le rimesse degli emigranti. Il costo per la collettività è enorme e include la cura delle ludopatie e le altre dannate patologie inevitabili. Invece che curare chi gioca occorrono campagne imponenti affinché i ragazzi capiscano che con quella roba si perde sempre.  
  5. La telefonia e le sue tariffe: un bel settore senza nessuna concorrenza reale. Andate in Germania o Austria e fatevi un abbonamento illimitato verso tutti, estero UE incluso, a 10 Euro al mese, magari con 3 o Vodafone che operano anche qui, e capirete come ci trattano da popolo bue anche in questo settore. Le tariffe sono alte, i profitti spaventosi e le società riescono pure a essere in difficoltà di mercato. I manager: o banditi o incompetenti.
  6. Il Calcio come prodotto: di cosa parliamo? Di un prodotto fasullo e pericoloso, che proietta sui ragazzini la propria mediocrità e quella dei propri interpreti dicendogli che quella è la cifra dei vincenti,  che cambia simboli e divise ogni anno per vendere più magliette, popolato da personaggi di uno spessore morale tale che sarebbero reali solo se fossero fumetti, che spende più tempo e soldi a rifarsi l’immagine che calciare la palla. Su, siamo seri, lasciamo perdere, parliamo d'altro.
  7. Le mostre acchiappagonzi: hanno quei titoli tipo "Van Gogh e la neve" o "Raffaello e l'ipotesi del viaggio", "Da Leonardo ai sofficini", "La Pop Art e la cucina leccese", "Il silenzio nello sguardo di Giotto". Di solito hanno un unico quadro disponibile del un grande autore ed è messo sui poster in quadricromia che tappezzano la città e sulla copertina catalogo. La mostra è una rassegna di croste, di copie di autori minori, testimonianze, gossip, pezzi di pittori parenti (di Leonardo ma anche dell'Assessore comunale che patrocina la mostra mostruosa). L'ingresso costa da 8 a 10 euro, nessuna riduzione studenti, sempre parenti esclusi. Lasciano il mal di pancia.
  8. La pasta integrale: ne ho parlato con un grande produttore. Ora vi spiego: la farina integrale costa poco di più di quella normale. Ma in fase di lavorazione quella integrale incorpora più l'acqua e rende di più e ha mano scarto. Alla fine la pasta, al produttore, costa uguale se non di meno. A noi molto di più perché fa figo e fa cagare con regolarità. 
  9. Il Satellite: prossimo a affermazioni luddiste, e in linea col mio conterraneo genovese, mi viene da dire forte che il satellite è una cagata pazzesca anche quando trasmette la Corazzata Potemkin. Un normale digitale terrestre ti dà quello che serve ogni occhi e alla testa e anche molto di più. I canali digitali in chiaro della Rai valgono fin il canone per chi proprio ama il palinsesto. Non hai lo sport e i canali Disney? Meglio per te e i tuoi figli che svilupperanno meno dipendenze. Hai meno filmissimi? Esci di più, vedi gente, e vattene al cinema e al teatro.