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giovedì 27 febbraio 2014

Breve commento distruttivo al libro “Gli Sdraiati” di Michele Serra: Complementi di educazione per genitori (caso 12)

"Gli Sdraiati" di Michele Serra me lo hanno regalato a Natale e l’ho molto gradito. Il nesso tra il sottoscritto e i temi del libro sono i due pupetti che mi scorrazzano per casa e che presto saranno adolescenti e dunque, secondo Serra, “sdraiati”. 
Saranno sdraiati sui divani, sulla vita, senza nerbo, ambizioni, voglia di condividere, senza sentimenti e emozioni riconoscibili. Saranno abituati a pretendere, schiavi delle mode e dei media, disattenti e disimpegnati.
Serra racconta bene e con fantastici spunti di cinico umorismo gli adolescenti visti da un padre spiazzato. La sua è una visione esterna e li osserva come si farebbe con gli alieni. Li racconta mutati e mutanti, talmente lontani dall'impronta genetica originale (lui, intellettuale di sinistra, con l'etica del lavoro e della socialità) da rifiutare schifato di assumersi ogni responsabilità sulla loro natura.
Nei fatti racconta il suo fallimento come padre attribuendo però ogni colpa al web, all’Ipad, al tempo, al caso, all'ineluttabile.
È fantastica la descrizione di come il figlio passi la notte in coda per accaparrarsi una felpa da 300 Euro, esclusiva, appena arrivata a Milano da New York. È patetico il suo reiterato tentativo di portare il figlio in montagna a scarpinare nell’alba sulle vette, ed è commossa la sua reazione quando infine lo scopre più allenato di lui. È geniale nel rappresentare la separazione tra i due mondi, raffigurati come due eserciti contrapposti con i Giovani che non possono che vincere alla fine sui Vecchi perché altrimenti ne andrebbe della specie umana. Insomma, sdraiati e vincenti.

Soprassiede del tutto però al fatto che suo figlio, l'alieno incomprensibile amato scostante, pur essendo nullafacente sia inondato di soldi. Nasconde tra le righe l’assenza dei genitori e mai in tutto il libro viene citata la madre e il presumibile divorzio (o forse è morta, ma non credo) che ha escluso la donna dal panorama umano, educativo e letterario del Serra.
E' rumoroso il silenzio dei "No" mai detti, quasi richiesti dal figlio che senza i quali non può che sdraiarsi e attendere la prossima ricarica di telefonino e di bancomat.
L’abilità dell’autore è quella di ribaltare sul lettore il proprio fallimento e le proprie insicurezze di padre, convincendolo che la storia dell’umanità non può che andare così, di come gli adolescenti contemporanei siano portatori di un virus senza antidoti conosciuti e preso senza colpa dei padri. Lo senti bene, alla fine, autoassolto e nell’intimo fiducioso.

Non capisci però di che sia fiducioso. Immagini già il figlio in questione attaccato al borsellino di papà fino ai 30 anni, per poi posteggiare il vecchio Michele in un ospizio per giornalisti relativisti, e nel frattempo dilapidare le finanze familiari tra casinò e minorenni tailandesi.  

lunedì 24 febbraio 2014

Perché la lotta alla disoccupazione è un "Tema Etico".

Sono molto preoccupato, sono stufo di fumo e annunci vuoti sul tema del lavoro: Job Act, Garanzia Giovani, Riforma dei Servizi per l’Impiego, Contratto Unico sono titoli vuoti, utili a far discutere nei talk show ma nessuno di loro va alla radice del problema.
Ascoltare l’Unto dal Nonno John Elkann dichiarare che “i giovani italiani sono poco determinati e sono svogliati perché troppo coccolati da mamma e papà”, peraltro arrivato buono ultimo dopo la ministra Fornero che li definì ugualmente “choosy/schizzinosi” e le sentenze del suo casuale viceministro Martone “Laurearsi dopo i 28 è da sfigati” fa preoccupare. Questi non sanno di cosa parlano e, soprattutto, come non si tratti di giudicare ma di capire e intervenire.
Vi assicuro, anche per uno come me che fa orientamento nelle scuole e nei corsi post universitari, decine di colloqui l'anno e che segue dinamiche e tendenze del mondo del lavoro da vent’anni, è complesso mettere a fuoco cosa stia succedendo a più di un’intera generazione.
Sì, studio i dati sconfortanti sulla disoccupazione, sulla crescita dei NEET (Not in Employment Education or Training), sulla disarmante fuga di cervelli e braccia all'estero ma soprattutto incontro molte persone splendide, preparate, acute, ambiziose che mi raccontano delle porte chiuse, dello sfruttamento intellettuale sistematico da parte delle imprese, del nepotismo dilagante nelle università, delle fette di culo più o meno metaforicamente richieste e talvolta elargite per portare a casa spiccioli e una prospettiva di pensione virtuale.
Ogni tanto incontro degli operatori demotivati che come in un Pronto Soccorso, sono sfiancati dalle richieste e consci dell'inadeguatezza della cura offerta.
Ma di questo non c’è, ripeto, non c’è nessuna vera consapevolezza del fenomeno in chi deve decidere, pianificare, progettare le soluzioni. Nessuna innovazione vera da più di 20 anni, soldi spesi senza misurarne gli effetti e gli impatti. Quasi tutti poi si affidano all’astratta guida dei numeri e a idee/ideologie spesso obsolete e fuori bersaglio. La colpa è dunque dei giovani, non adatti, non flessibili. Brutta bestia l'ideologia. Almeno dal ministro Sacconi in poi, lotta alla disoccupazione è diventato un vero tema etico.
E il nuovo governo con la sua “moratoria sui temi etici” annunciata da più parti per tenere assieme i cocci mi sconforta e mi fa temere che non si andrà oltre le dichiarazioni di rito.

Il come affrontare la lotta alla disoccupazione (e la fuga dei cervelli, e il digital divide, e le disuguaglianze di genere, e, e, e,…), come per tutti i temi eticamente sensibili non può prescindere dalla riflessione sull’esperienza e dalla conoscenza del mondo.  
Diffido da sempre da chi si esprime sull’aborto, il divorzio, le coppie omosessuali, la fecondazione eterologa, il fine vita, senza avere esperienze/conoscenze dirette proprie o di persone amate (figli, amici, …). Ho visto – spesso - cambiare idea ai più rigidi difensori della dottrina quando era la loro figlia a amare una donna, loro stessi a non poter concepire, il loro nonno a vegetare.

Siccome non è realistico far provare la disoccupazione e la precarietà sulla pelle a plotoni di direttori, studiosi, consulenti, (e indelicato augurare la disoccupazione della loro progenie e parentela) vorrei saperli tutti per un mese sul campo. Intendo agli sportelli, agli uffici di contatto col pubblico in un Centro per l’Impiego, in uno spazio di co-working pieno di partite IVA che fanno 4 lavori. Lì potrebbero forse capire cosa succede nel mondo, cosa non va, misurare la propria adeguatezza o prendere le misure della propria sconfitta e richiedere un trasferimento a altro incarico.

Il progetto potrebbe chiamarsi semplicemente “Guarda e Impara” e non avrebbe precedenti nella storia della nostra democrazia.

giovedì 6 febbraio 2014

Di reliquie, di santi e di superstizione.

Ci sono coincidenze che paiono ideate a tavolino da uno sceneggiatore un po’ alticcio a corto di soluzioni narrative.
Recentemente mi ha colpito sentire Giovanardi parlare della figlia che si è messa con un rasta sposato con un altro uomo. Bella anche quella del bancario americano che ha trovato per terra una carta di credito emessa dalla propria banca, che era proprio di una sua ex,  e che si sono ritrovati e infine hanno sparso il Wyoming di fiori d’arancio.
Ma la più bella l’hanno raccontata in pochi.
Si tratta qui di reliquie e reliquiari.
A distanza di pochi giorni:
  • è morto Carlo Mazzacurati, regista de “La Lingua del Santo”,
  • in una chiesetta a L’Aquila alcuni sbandati hanno rubato un reliquiario contenente un drappo insanguinato del vestito di Papa Woytila.
Nel bel film di Mazzacurati due ladri sempliciotti penetrano di notte nella basilica del Santo a Padova e rubano quasi per caso la preziosa reliquia di Sant'Antonio. Poi, resisi conto del valore del malloppo, decidono di chiedere un forte riscatto.  Il film peraltro era ispirato a un fatto vero, avvenuto nella notte del 10 ottobre 1991, quando le reliquie del mento e della lingua di Sant'Antonio da Padova furono trafugate dalla basilica del Santo da parte della Mala del Brenta per ricatto nei confronti dello Stato, e furono ritrovate due mesi dopo in circostanze misteriose vicino a Roma.

Quello che è successo vicino a L’Aquila il 25 gennaio è molto più reale e parodistico assieme. Questi tre balordi entrano in chiesa per cercare qualcosa di valore trovano il contenitore che pare d’oro, o comunque prezioso. Lo prendono. Quando, nel garage antisismico di uno di loro, capiscono che è una patacca, buttano tutto quanto, stoffa non meglio identificata compresa.
Il mondo intero, 50 poliziotti, passano 6 giorni a cercare la stoffa mancante e – tautologicamente – un miracolo la fa trovare. Da un importante e attendibile sito nazionale riporto che subito:  “… la Polizia Scientifica si mette a disposizione per ricomporre definitivamente la reliquia e attende una risposta dall’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, che la prende in consegna. Il frammento è stato ricostruito in mattinata dal vescovo ausiliario dell’Aquila, Giovanni D’Ercole. Da fonti della curia si apprende che la reliquia, potrebbe non tornare nel santuario in quell’area della montagna tanto cara a Giovanni Paolo II. La Chiesa aquilana potrebbe chiedere una nuova reliquia alla Postulazione della causa di canonizzazione del pontefice che sarà proclamato Santo il 27 aprile. Reliquia ricomposta o nuova potranno comunque essere accolte nella chiesetta solo dopo l’installazione di sistemi di sicurezza: attualmente il suggestivo luogo sacro, infatti, è totalmente incustodito.


Lo ammetto, questi conati di medioevo mi trovano distante e estraneo. Paradossalmente coloro che hanno dimostrato maggiore realismo in tutta la storia sono proprio i tre balordi che la cui la voglia di droga ha cancellato superstizioni e idolatrie. Ma questo non mi consola di certo. Vorrei quasi non credere che a qualcuno interessino amuleti e feticismi correlati, vorrei vivere in una società dove le tuniche macchiate di sangue o si lavano o si mandano al macero, dove la religione abiti nei cuori e non negli abiti, dove all’alienazione dei giovani in cerca di denaro per una dose vengano date risposte vere, una città ricostruita e non un cratere senz'anima, fatti e non pistolotti paternalistici.