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martedì 5 agosto 2014

La Mia Mafia in una Notte di Mezza Estate.

Lo inseguivo da un po’ e ieri sera ho finalmente visto “La Mafia Uccide Solo d’Estate” in un’arena estiva.
Film carino e molto didascalico, ottimo per chi in quegli anni non c’era o era troppo giovane per ricordare le troppe stragi di mafia a Palermo. Credo possa avvicinare i più giovani a temi che diamo molto per scontati ma non lo sono affatto.
La forza del film sono le storie di sconfitta per lo Stato presentate con filmati di repertorio e miscelate con la vita ordinaria di un ragazzino che a Palermo cresce e diventa uomo. Per me sono state un colpo di vento su una catena di ricordi che hanno segnato la mia educazione etica e, anche un po’, sentimentale.

In generale, i fenomeni incomprensibili mi segnano. Ricordo lo sbarco sulla Luna anche se avevo solo 3 anni, poi i colpi di mitra della strage dei carabinieri Tosa e Battaglin sotto casa mia sentiti andando a scuola,  il rapimento Moro, la morte del procuratore Coco, la strage di Bologna, le morti di Falcone e Borsellino, quelle di D’Antona e Biagi. Quando scrivo ‘ricordo’ intendo che ho ancora la percezione esatta di cosa vedevo, facevo, toccavo, odoravo in quel momento. Il film di ieri sera ha riacceso tutto questo per la Sicilia e quegli anni.

La morte di Falcone a Capaci mi lasciò stordito. In quei mesi insegnavo in una scuola superiore per pagarmi un po’ gli studi e cercare di riempire di senso l’inizio dell’età adulta. Ero un supplente non ancora laureato, con nessuna preparazione specifica all’insegnamento. È stata quella prima volta nella vita (ce ne sono state altre, tutte dolorose) in cui ho deciso di chiamare i presenti a un minuto di silenzio. Con loro ho parlato di chi fosse quel magistrato, ancora oggi non so dove trovai le idee e la forza. Ricordo che mi guardavano, indecisi se quella storia fosse meglio o peggio del tempo perso dalla lezione di informatica. Loro avevano 15 anni e da me si aspettavano una mattina di certo differente. Ricordo bene che quasi nessuno dei ragazzi ne aveva parlato il giorno prima con i genitori a cena.

Una sera d’estate di poche settimane dopo chiamai a casa per avvisare che rimanevo al mare a mangiare una pizza per evitare il traffico del weekend. Mio padre mi informò della strage di Via D’Amelio. Ricordo la cabina telefonica a cui mi appoggiai, mi tornò vivida alla mente la faccia seria di Borsellino, annegai di colpo nel caldo di una serata di inizio estate che altrimenti sarebbe stata bellissima, le discussioni con gli amici diventarono una sfida alla pizza che proprio non andava giù.

Quattro anni dopo frequentai V.. Era di Palermo, aveva gli stessi occhi blu e capelli biondi della ragazza di Pif nel film. Abitava in un appartamento signorile del centro città presidiato da un paracadutista della Folgore col fazzoletto rosso e il mitra più grande che avessi mai visto. Attraverso i suoi occhi ho imparato a amare la Sicilia.
E' ripensando a V. e al suo sorriso mentre, camminando per le strade di una città presidiata dalle autoblindo dell’Operazione Vespri Siciliani, mi diceva “Da quando c’è l’esercito in città, i miei mi fanno finalmente uscire da sola” che faccio scendere i titoli di coda sul mio film personale.

Concedetemelo, anche se non ho un nome d'arte bello come quello di Pif.