(Per la prima volta pubblico il contributo di un autore esterno al mio blog, e lo faccio con gran piacere. Le osservazioni sagaci e competenti di Roberto sono la prosecuzione di un dialogo che mi pare degno essere posto a un'attenzione più ampia)
Da piccolo ero un vorace estimatore di articoli da
pasticceria, ma già allora non capivo perché mescolare ghiottonerie con
materiali non edibili -sì, ero onnivoro ma forbito- tipo i fiori di zucchero su
torte e uova pasquali; i difensori -leggi i pasticceri che li compravano belli
che pronti- argomentavano <È zucchero!> così come oggi, colla mania del
light, ti dicono <È ostia!> ma l'unica utilità che rivestono è
raccoglierne in quantità sufficienti per coibentare le soffitte.
Nella nostra modesta delegazione, avevamo da una parte una pasticceria che dei fiori di zucchero ha fatto un'arte riconosciuta a livello mondiale (ci crediate o no, stavano pure sulla torta nuziale di Carlo e Diana) dall'altra un bar che a Pasqua, in piena controcorrente, guarniva le uova con decori di sola cioccolata, sfruttandone i colori naturali; quando ho cominciato anch'io a fondere uova, ho mantenuto questa illuminata ispirazione fino a raggiungere un certo virtuosismo. Quello almeno concesso dell'attrezzatura casalinga, per arrivare comunque a una dolorosa epifania: davanti ad un bonsai interamente in cioccolata -vaso 'Cinese', legno, foglie, terriccio- ho capito la sproporzione tra una pur notevole resa e l'incommensurabile spesa energetica; per poi sentirsi anche dire <Eh, ma non si può mica mangiare!!>... in più, la tenace Biologa cui era dedicato non me la diede neppure in quel modo, e da lì ho cercato vie meno artificiose.
Veniamo così al CkD, deriva barocca e decadente di un ipertrofismo voyeuristico del cibo.
Negli ultimi decenni abbiamo visto diverse mode culinarie tener banco e invadere le tavole, ma estremismi a parte qualche merito lo hanno avuto: la destrutturazione (esaltare gli ingredienti) la fusion (far conoscere culture alimentari 'altre') la molecolare (andare al cuore dei principi chimici per sfatare superstizioni secolari e trovare metodi più efficaci di preparazione). Solo la nouvelle cousine c'ha costretto a ingollare dosi omeopatiche di preparazioni così complesse, che fisicamente le nostre papille non sono in grado di percepire come in un concerto ad infrasuoni.
Oggi parimenti il CkD ha trasformato l'Arte della
Pasticceria in un circo virtuale. Sì, virtuale, perché lo si guarda, si fa <Ohhhh>
(io no) e poi la bocca resta spalancata su questi impasti adatti più a Fuksas
che Saint Honoré, appetibili e sensuali come un seno rifatto o un bicipite agli
steroidi. A proposito, ho intravisto quel programma dove l'italica tamarraggine
sposa il gigantismo americano, e sforna “dolci” alti anche 2 metri con led,
cristalli, fontane o eruttanti fiamme (NON è un'iperbole!); bene, ho seguito
però anche il momento in cui affettano e cercano di mangiarle... pane raffermo.
Io stesso ho avuto occasione di assaggiarne, fatte per giunta da persone
altrimenti molto abili in cucina: no comment. Ma vuoi mettere com'erano fighe??