Tutti in famiglia hanno una zia o un’amica logorroica che ripete “Io l’avevo
detto!” al verificarsi di qualsiasi evento. Bene, oggi mi sento così.
Il quotidiano “La
Stampa” venerdì ha anticipato alcuni dei rilievi che la Commissione UE
solleverà a giorni sull’Accordo diPartenariato dell’Italia, il Piano che serve a impegnare i circa 80
miliardi di Fondi Strutturali per il periodo 2014-2020 destinati al nostro Paese.
I rilievi sono 351, pesantissimi.
Prevedibilissimi e tragici. Lo avevo detto e scritto,
sperando di essere solo pessimista e non realista.
Il giudizio su di noi è stato durissimo:
«Il documento è ancora lontano dal
livello di maturità richiesta» che pare destinato a un adolescente
brufoloso che invece di pensare a crescere gioca alla battaglia navale sotto il
banco.
Non sapete quante centinaia di
riunioni, consulenti, mediazioni, è costato quel documento. E' stato in toto la conseguenza della prassi
italiana di accontentare tutti in un Paese senza il senso del bene collettivo e in cui ciascuno tira al suo mulino
(che non macina farina per nutrire i cittadini, valorizzare il
territorio, generare benessere). Nessuno ha saputo dire “No” alle richieste di interessi particolari e dunque il “No” roboante e autorevole è stato delegato alla
Commissione UE.
L’Accordo andrà in gran parte riscritto.
Fa rabbia perché:
·
Questo
rimanderà di almeno 6 mesi la disponibilità dei fondi (i primi bandi non ci
saranno prima di inizio 2015) in un momento così difficile per il paese
· si tratta degli unici fondi ‘veri’ e vincolati per temi quali il lavoro, l’innovazione, la
formazione, la lotta alla povertà.
·
Nessuno
pagherà per questa dabbenaggine, né politici né tecnici che, anzi, sforneranno
nuove ricette e nuovi "tavoli di concertazione"
·
Ci
hanno detto di concentrare i fondi su pochi e misurabili obiettivi, abbiamo
semplicemente camuffato vecchie logiche di finanziamento a pioggia
·
Occorreva
vincolare i pagamenti ai risultati reali, ci siamo tenuti ben lontani da questo
(forse neppure abbiamo capito cosa voglia dire)
·
Era
d’uopo evitare progetti inutili, cattedrali nel deserto, ma si sa quanto a noi
piaccia tagliare nastri e alzare flute
al cielo
·
Andava
ben chiarito come i soldi ricevuti non servissero a tenere in vita le strutture
che li ricevessero ma a creare vero sviluppo strutturale e anche qui non abbiamo
nemmeno capito il significato del concetto
·
«manca
completamente l’analisi della capacità amministrativa nell’ambito dell’Obiettivo
Tematico 11» ci dicono. È l’asse di intervento che serve a aumentare le capacità
del sistema di pianificare e agire (in particolare la Pubblica Amministrazione).
Il dramma è che a pianificare il prossimo decennio è stato chiamato un sistema
che ha fallito in toto nei processi, ideali, comprensione del mondo, capacità.
Questa bocciatura è doppiamente
demoralizzante perché chi ha presentato il Piano ben sapeva che avrebbe
generato 351 schiaffoni: era impresentabile anche a una lettura ingenua.
Ho letto molte delle bozze
disponibili: vaghe nella strategia, negli obiettivi, nella previsione degli
impatti. Non per errore di qualcuno ma esattamente come desiderato dalla politica e accondisceso da molti dei tecnici deputati a tenere dritto il timone.
Da decenni, la nostra
concertazione è sinonimo di pura spartizione e non sappiamo fare altrimenti.
Si sapeva tutto da prima. in molti l'avevano detto, ma solo presentandolo così ci siamo guadagnati
il ‘rigetto’ da parte della UE, elemento fondamentale per poter dire ora: “E’ la UE a
essere cattiva”, “Non ci fanno fare quello che vogliamo con soldi che sono nostri”,
“E’ umiliante andare a Bruxelles col cappello in mano”. Antieuropeismi d’accatto
alimentati da lobby autoreferenti e incoscienti.
Ci massacrano: gli
sviluppi degli 11 obiettivi tematici sono «presentati in maniera generale e con deboli riferimenti» alle
raccomandazioni dell’UE e all’esperienza del recente passato. La logica è
definita «debole nella maggior parte dei
casi». Ci chiedono di «chiarire le
scelte operate in funzione del grado massimo di valore aggiunto».
La UE aggiunge risulta «impossibile individuare nel documento una
chiara strategia di sviluppo» che suona come una pietra tombale sulla retorica
a breve respiro dei Jobs Act, Sgravi IRPEF o IRAP, e fanfaronate varie.
Ci dicono insomma che se continuiamo così non ci danno la benzina perché è evidente come non sappiamo dove
andare e ci limiteremmo a inquinare ancora di più l’aria.
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Ps. Non mi ero accorto subito di quanto il post sovrastante fosse
pessimista finché Michela non mi ha scritto "C'è
un modo per cambiare? senza fare di tutta l'erba un fascio?"
Ci sono i bravi, eccome se ci sono, ma nel contesto presente non contano quasi
nulla. Anche loro si rinsecchiscono nella solitudine visto che quasi mai sono messi nelle condizioni di lavorare tra di loro.
In questi giorni spero quasi che sotto la spinta della
UE la politica realizzi che è il momento delle idee, delle scelte, della
programmazione di lungo periodo che vada oltre la durata di un governo e di una
poltrona. I tecnici dovrebbero smetterla di compiacere – almeno loro – i bacini
elettorali dei capibastone e pensare al bene del Paese e al futuro nostro e dei nostri figli.
Tutti dovremmo imparare a osare e capire che per cambiare occorre fare, e
facendo si possono fare degli errori, da cui occorre imparare.
Infine, speranze vere di riscossa non ne vedo se non affrontiamo assieme i
nodi della criminalità organizzata che tiene sotto scacco un terzo del paese,
dei conflitti di interessi che impediscono concorrenza e meritocrazia, dell’evasione
fiscale che affossa i più deboli scavando sempre più profonde disuguaglianze sociali.
La solita politica fatta dai soliti noti, figli, nipoti, sodali, amici e amanti di politici . . . . Che frustrazione dover sempre dire: l'avevamo detto !!!
RispondiEliminaLuca B
C'è un modo per cambiare? senza fare di tutta l'erba un fascio?
RispondiEliminaMichela
La tua domanda è talmente opportuna che ho aggiunto un paragrafo finale al post. Grazie
EliminaStavo giusto cercando di capire come potevano funzionare...Allora ho 6 mesi di tempo in più : ((
RispondiEliminamaria