I commenti alla proposta della Riforma denominata “La Buona
Scuola” sono stati pochi e raramente nel merito.
Nelle città maggiori si è visto qualche corteo
svogliato di studenti più portati alla giornata di vacanza che a confrontarsi nel merito del tema. Perfino i talk show televisivi l’hanno dribblata, a mio avviso perché non
riassumibile in un tweet o in una battuta di Salvini.
A differenza di altre recenti iniziative del Governo, confuse negli
obiettivi, nel percorso realizzativo e scombinate nella struttura, come l’abolizione delle Province e la Garanzia
Giovani, trovo nella riforma della Scuola un senso complessivo, spunti
interessanti, alcuni difetti, un discreto sguardo verso il futuro.
A voler fare dietrologia, forse non è irrilevante come la
moglie di Renzi sia insegnante essa stessa, così come molti dei ministri
abbiano figli in età scolare (e non frequentino le studentesse solo in cene
eleganti, come i governi precedenti).
Non deve qui sfuggire come la proposta sia frutto della più
ampia consultazione pubblica mai
realizzata per lo sviluppo di una politica pubblica, con migliaia di incontri in
tutta Italia, centinaia di migliaia di contatti. La trovo organica e frutto di un’intelligenza
diffusa. Spero che prassi del genere diventino diffuse, anche a livello locale.
Dalla proposta si percepisce attenzione,
capacità di sintesi, cura per la Scuola, indirizzo politico.
Il recupero delle materie di insegnamento artistiche e
economiche, il rafforzamento delle competenze dei presidi, un barlume di
valutazione degli insegnanti, il bonus di 500 euro per gli acquisti culturali dei docenti,
un po’ di soldi in più a chi se li merita, la stabilizzazione della maggioranza
dei precari sono alcuni dei buoni inizi e molto di più di quello che ogni
Governo abbia finora proposto.
Anche a me il bonus fiscale di 400 euro per chi manda i
figli alle paritarie fa alzare il sopracciglio, e lo vedo a rischio incostituzionalità, ma è sempre meglio che dare il bonus alle scuole stesse come
è stato fatto finora. In parte può essere anche una via per combattere l’evasione
fiscale.
Trovo invece del tutto campato in aria, per quanto d’effetto
nell’enunciazione, il raddoppio delle ore di alternanza scuola-lavoro proposto per molti
Istituti. Si tratta di una fascinazione irrealizzabile per il modello tedesco basato su
imprese molto più grandi delle nostre. Già ora, con solo 200 ore, l’alternanza riguarda
non più del 10% degli studenti. Portando a 400 ore non si andrà da nessuna
parte e si eroderà terreno ai tirocini in azienda che già non funzionano.
La consultazione ha fatto anche vittime, ha dato un duro colpo agli organismi intermedi (leggi sindacati) la cui irrilevanza nei processi
sta diventando patologica e la pochezza di visione ne sta determinando l’autodissoluzione.
In particolare sulla Scuola, impegnati a tutto tondo nel brandire il feticcio antistorico de “Le scuole e i docenti non si valutano”, hanno perso di vista tutto il resto.
Il paradosso finale è che un governo abituato a procedere con decretazione d’urgenza e eccesso di uso della fiducia, ha invece lasciato la
Buona Scuola ai lavori delle Camere. Non riesco a capire se questo:
- serve a impantanare la Riforma dimostrando l’inadeguatezza dei parlamentari
- serve a massacrare la riforma consentendo al Governo furbacchione di dire “La proposta era buona e questo risultato è colpa vostra”
- serve a mettere ciascuno di fronte a responsabilità precise scardinando gli alibi, anche dell’opposizione.
E ora? Potessimo passare attraverso un bel dibattito parlamentare migliorativo e poi alla fase operativa, tutti
ne guadagneremmo. E' chiedere troppo?
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