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lunedì 7 maggio 2012

La nave fantasma e il fantasma della nave.

Si è parlato tanto della Costa Concordia e di quel vanaglorioso di Schettino che l'ha spiaggiata davanti al Giglio portando a morte assurda decine di passeggeri e lasciando in eredità ai turisti un vero monumento alla stupidità umana.
Si è parlato poco, pochissimo, della Costa Allegra che poche settimane dopo è andata alla deriva nell'Oceano Indiano per tre giorni per una grave avaria dei motori.
Ora, mettiamoci nei panni delle 1049 persone a bordo, dotate di certo di ogni ritrovato audio e video, con il tempo di girare interviste, documentari, 'drammatiche testimonianze' sulla fine dei canapé al salmone e poi raccontarlo al mondo, ai giornali, ai talk show del pomeriggio. Ebbene: non è uscito nulla, di quelle giornate non sappiamo nulla, come fossero state inghiottite dal Triangolo delle Seychelles.
I giornali: assenti. Le TV: distratte. I talk show: sovrappensiero.
Quando di una cosa così grande e affollata si parla così poco vuol dire che a molti interessava non parlarne, o meglio, a molti conveniva non parlarne.

Cosa è successo in quei giorni? Quanti maroni sono girati? Quanti amori sono sbocciati?
Ma, soprattutto, cosa è stato offerto ai 1049 per tacere e passare al forno le loro video cassette, memorie SIM, e foto di viaggio di nozze? E cosa rischiano se spifferano del menù a pane secco e acqua di mare del terzo giorno alla deriva?
Quante crociere sono state regalate ai giornalisti di tutto il mondo perchè non parlassero dei fatti, né pubblicassero foto, né video sui loro bei portali sempre pronti a far svolazzare farfalline integrali accanto a kamikaze integralisti e gare di parrucchieri per cani dislessici?

Si parla sempre tanto di italico ingegno, del nostro artigianato di precisione, di geni scienziati e navigatori dimenticando che il nostro punto di forza è sempre stato quello di essere dei depistatori. Siamo una nazione che è riuscita a uscire dalla II Guerra mondiale dalla parte dei vincitori e delle vittime, a non condannare nessuno per i fatti del G8 di Genova, a santificare papi oscurantisti e assolvere intere generazioni di calciatori dopati e corrotti, e pure far passare Piazza Fontana come un attentato delle BR, ma direi che nei fatti della Costa Allegra la figura del Gestore della Crisi abbia raggiunto un picco di professionalità prossimo all'arte raramente visto prima.
Non so se chi coordinato il tutto nella Emergency Room della Costa abbia un passato in Digos, nella Democrazia Cristiana o nella commedia dell'arte ma di certo padroneggia le tecniche dell'insabbiamento, della mistificazione, della disinformazione meglio di un tg berlusconiano gestito dal Mossad.
Quest'uomo, o questa donna, meriterebbe un cavalierato, or anche un sottosegretariato alle Politiche AntiCrisi, una copertina su 'Chi' e comunque di non rimanere nell'ombra, soddisfatto magari solo da un aumento di stipendio a sei zeri.

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