Per motivi che non vale la pena approfondire talvolta capita
che cose e mondi che non si appartengono mandino segnali convergenti su temi
che di norma non ci tangono e che poi, di colpo, diventano urgenti da
sviscerare.
Nella stessa settimana ho comprato un libro francese di
ricette moderne, c’è stata l’apertura delle Olimpiadi Londra 2012 e mi sono
messo a scrivere un progetto nuovo. Che c’azzeccano? Per me c’azzeccano e mi va
di scriverne.
1) Nel
libro “Recettes minute a la cocotte” di cucina francese acquistato a Colmar,
con grafica e descrizioni da inturgidire le papille più riottose, sono
raccontate 100 ricette che mettono naturalmente sullo stesso piano il Coq au
vin, pilastro della gastronomia francese con la tajine d’agnello, il curry al
pollo con spinaci, la feijoada, e non lo fanno nel caos ma con grande rigore e
passione e nell’ottica di una cucina sana e di qualità. La stranezza è
semplicemente che non esiste nulla di simile in italiano e se ci fosse sarebbe
roba da sottocategoria “cucina etnica”. In cucina rimaniamo altezzosi e
provinciali e non ci mischiamo con chi ha anche molto da insegnarci. Sì,
abbiamo la tradizione più valente dell’universo e dintorni ma siamo fermi al
palo alle ricette ottocentesche. Contaminazioni e sperimentazioni sono
residuali e non potrebbe essere altrimenti vista la poca dimestichezza che
abbiamo con usi, costumi, arte, letteratura, tradizioni, pensieri, religioni
che non siano la nostra.
2) L’inaugurazione
delle Olimpiadi ha mostrato una Gran Bretagna orgogliosa, giovane, spiritosa,
curiosa (si può associare anche solo un aggettivo di questi all’Italia?). Il
paragone con lo l’immobile tradizione millenaria di Pechino 2008 era immediato.
Nella diretta televisiva 1500 percussionisti e migliaia di volti a Londra
appartenevano ai 5 continenti e erano comunque tutti very british. Nella
splendida sequenza dei baci importanti non hanno temuto di metterne uno tra
donne. Hanno preso in giro la Regina e i suoi cani. Hanno ricordato i minatori.
Hanno fatto ballare tutti i colori della pelle. Hanno selezionato un mucchio di
persone ‘diversamente belle’ e senza imbarazzo intendo proprio grassi, bassi,
goffi, persone disabili, anziani, il coro dei sordomuti, i volti segnati, gli
sdentati. Hanno fatto un casting antitelevisivo che da noi non sarebbe
ammissibile nemmeno per un talk show di Santoro. E lo hanno fatto con la
leggerezza possibile solo in chi è consapevole delle proprie forze e non
ritiene che il colore della pelle e il conto aperto dal chirurgo estetico
abbiano valore.
3) Sto
scrivendo un progetto che dovrebbe aiutare i decisori a impostare politiche
sensate per affrontare le questioni dei flussi d’immigrazione extra-comunitaria
in Italia con servizi e azioni adeguate. In particolare affronta il tema della
formazione, dello sviluppo di competenze utili a lavorare da noi o nei loro paesi
d’origine, il sostegno al rientro lavorativo, allo sviluppo d’impresa con la
collaborazione delle imprese e dei governi. Leggo cifre e analizzo strumenti e
politiche per ore. Trovo l’evidenza che senza l’immigrazione l’Europa si
accartoccerebbe su se stessa, poi mi scontro con un sistema bicefalo che da una
parte vorrebbe dare dignità e valore al lavoro e alle persone e dall’altra si
rifiuta anche solo di affrontare il tema della cittadinanza, del diritto ai
luoghi di culto, del rispetto degli usi e dei costumi.
quindi il nuovo progetto prevede incontri sulla nuova cucina italiana? Per parlare di cittadinanza niente di meglio di una a-matriciana allo zighinì o risi&bisi con aggiunta di cumino.
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