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giovedì 13 dicembre 2012

Da oggi in un mondo senza Maria Assunta.


Quel momento doveva arrivare. Lo aspettavo, con qualche brivido. Talvolta provavo anche a immaginarmelo. E ora: eccoci. Poteva essere lei, o lui, o io; in questi conteggi l’ordine è solo la natura del caso. La prima è stata Maria Assunta.
È la prima anima del mio gruppo di amici ‘storico’ che viene a mancare, e per me oggi qualcosa cambia. E' stravolta la vita dei suoi figli, dei suoi fratelli, dei suoi cari che dovranno crescere in un mondo improvvisamente diverso, crudo, meno affettuoso e per molti aspetti incomprensibile.
E mentre, piangendo, scrivo, realizzo che per me finisce quell’invincibilità che in verità non ci appartiene ma che ci cuciamo addosso in gioventù nell’illusione che il futuro non sia che un presente ripetuto all’infinito, con le stesse regole e le stesse certezze.
Maria aveva la mia età. Siamo stati compagni di scuola e di lì in poi abbiamo condiviso molti momenti e molte attività fino a oltre i vent’anni. Feste, campi estivi, scherzi, incontri più seriosi.
Poi le nostre vite si sono dipanate in direzioni autonome andando ulteriormente a arricchirsi di altri incontri, di amori, di figli. Non la sentivo da un po’ ma sapevo che era lì, come lì è tutto quello che gli anni hanno messo da parte per farci adulti. Rivedendoci, a distanza di anni, a noi bastava un sorriso e la vecchia consuetudine risintonizzava i nostri gesti e le nostre domande.
Credo che sia una ricchezza  senza pari quella di poter guardare a un certo gruppo di amici usando naturalmente il ‘noi’ per raggrupparli nello spazio e nel tempo.
No, non sono quelli 'più amici degli altri' (di quelli venuti dopo, incontrati sul lavoro, conosciuti nei viaggi o al corso di ballo) ma sono diversi perché hanno avuto parte di quel momento irripetibile che è la scoperta di noi stessi e della vita.
Per me Maria era in quel ‘noi’. Era una ragazza, pardon, una donna intelligente e autonoma. Sebbene tutti si sia ‘diversi’ per definizione, per me lei era più ‘diversa’ delle altre. La ricordo fiera e decisa anche quando le sue scelte di testa o di cuore facevano scalpore nel perbenismo che smorzava ogni acuto del nostro microcosmo di allora. Grazie a lei e a altri facenti parti di quel ‘noi’ così importante ho fissato i miei valori, definito i miei punti di vista, capito cosa avesse davvero senso e cosa fosse solo conformismo, cosa meritasse la mia rabbia e cosa solo una distratta alzata di spalle.
Da oggi c’è il primo vuoto in quel ‘noi’, uno spazio incolmabile e allo stesso tempo per sempre inviolabile. Perché se il senso del sacro ha qualche ragione di esistere, per me è proprio quella di farci riconoscere l’unicità e il valore perenne di ciascuno.
Maria mi manchi.

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