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sabato 23 marzo 2013

Un sabato col Pdl in Piazza del Popolo, al mercato delle anime.

Quello che maggiormente impressionava era l’organizzazione: ogni aspetto era stato concepito in funzione dell’evento televisivo.
Tutti gli ingressi erano presidiati in modo da fornire bandiera, cappello, e bottiglia d’acqua a chi entrava. A coloro i cui reumi lo permettevano veniva anche dato un cartello a scelta tra una decina di prestampati con testi piagnoni da innalzare a beneficio di telecamera. Le persone erano poi concentrate a forza nella parte di piazza davanti al palco; dietro invece si stava belli larghi e molti figuranti ne approfittavano per sedersi e non rischiare una inutile flebite.
Ho fatto un po’ di domande in giro e ci voleva poco a capire come si trattasse in larga parte di truppe cammellate. Oltre al viaggio, alcuni prendevano 10 euro di diaria.

Ma perché avevano accettato? Alcune ragioni erano chiare nei cartelli sul fondo, quelli non inquadrati né inquadrabili, che inneggiavano a Cosentino, che spiegavano le ragioni di chi compie abusi edilizi ‘per necessità’ e solo Silvio può capire, di chi nel voto di scambio trova la normalità e nella democrazia le radici del caos.
La band dal palco scaldava la platea suonando Waka Waka, Tamurriata Nera e Alba Chiara, ‘O Silvio Mio (sta in fronte amme’), l’inno di Forza Italia, e sui megaschermi passava la ricostruzione fasulla di un paese che oggi ha come maggior problema quello di salvare un miliardario evasore e mafioso dal suo destino. Decine di capi bastone con gli occhiali scuri tenevano sotto controllo i pensionati prezzolati perché facessero il loro dovere senza infilarsi in via del Corso a comprare souvenir e medagliette di Papa Francesco. Tutto era perfettamente coreografato. Lo storyboard della piazza era scritto da geni, del male, ma comunque geni.

Un timido presentatore ha provato un paio di volte a scaldare la piazza e nessuno se lo è filato. Tra la folla qualche centinaio di sostenitori convinti di Silvio c’erano pure ma neppure i loro stomaci loro potevano spingersi tanto in là.
Quando è arrivato, Berlusconi è partito alla grande ma le pile gli hanno retto pochi minuti. E' quasi subito diventato una maschera di livore e rabbia piegata al sorriso con lo stile del cabarettista quale è. Sapeva di esserseli comprati. Aveva già detto tutto in mille altre occasioni e infatti ha solo spinto aria nel microfono che giustificasse l'assenza di manette ai suoi polsi.
E loro lo capivano, eccome, e lo ritenevano un latitante, un cabarettista che latita e evita di rispondere alla democrazia e alla magistratura. E ne ridevano delle guasconate, e lo assolveranno a oltranza, perché a loro lui piace così. Perché sanno che il ricatto li lega più della democrazia. E per loro è bello sapere che la sua libertà dipende letteralmente da ciascuno di loro, dal suo popolo, quello della Libertà appunto.

Volevo essere in Piazza del Popolo oggi perché, come il 70% degli italiani, sono esterrefatto che dopo 20 anni di insuccessi disastri fallimenti vergogne corruzioni bugie complotti dossieraggi connivenze qualcuno possa ancora votare per Berlusconi. Volevo vederli, gli elettori. Riemersi come lumache dopo la pioggia. Volevo capire, se non addirittura capirli.
Da un annetto nessuno  mi prendeva più in giro all’estero e quasi pensavo che una destra civile potesse avere spazio anche nel nostro Paese. È andata male però. In piazza gli elettori del Pdl non c’erano. O meglio, c’erano alcuni degli esecutori ma non i mandanti. I pupi ma non i burattinai. C’erano quelli per cui la coerenza tra il privato e il pubblico non è richiesta, i neodemocristiani, quelli per cui il fascismo era una cosa buona e peccato che Mussolini si è fatto influenzare da Hitler, quelli che la P2 è una pistola a acqua, che le donne se non sono orizzontali servono solo a preparare le lasagne al forno.
Gli elettori veri erano a curare i loro interessi altrove, consci che in questa fiction le piazze servano solo a riempire gli schermi.

Non c’erano giovani in piazza. E questa sarebbe una bella notizia se non fosse che sono assenti anche dalle piazze della sinistra. Tutti facilmente convinti a votare Grillo e a illudersi di poter affrontare la realtà a colpi di mouse.

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