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mercoledì 12 giugno 2013

Non di soli spremiagrumi vive il design.

Alessi, noto marchio del design italiano, ha lanciato in questi giorni il progetto “Buon Lavoro – La Fabbrica per la Città”, un’iniziativa promossa in collaborazione con il Comune di Omegna, che prevede la destinazione di un significativo numero di ore di lavoro dei dipendenti ad attività di utilità sociale sul territorio, da oggi fino a novembre 2013. La scelta strategica di mantenere una parte rilevante della produzione in Italia, che la Alessi ha fatto nonostante la crisi, comporta anche la necessità di gestire il difficile equilibrio tra domanda e offerta produttiva.
Ci sono stati i periodi di vacche grasse e ora l'azienda vive un certo rallentamento del mercato. 
Licenziare? Mettere in Cassa Integrazione? No, affatto.
In una reale ottica di condivisione del valore creato col territorio di appartenenza,  286 i dipendenti – operai, impiegati e dirigenti - hanno volontariamente deciso di aderire all’iniziativa, quasi l’85% del totale. Ognuno di loro ha destinato al progetto da 1 a 8 giornate di lavoro normalmente retribuito, per un totale di circa 9.000 ore al servizio della comunità locale, da realizzarsi tra giugno e novembre.
Le principali attività che vedranno coinvolti i volontari Alessi riguardano l’intervento di tinteggiatura e riordino degli oltre 3.000 mq della scuola De Amicis; la manutenzione ordinaria degli spazi pubblici, dei giardini e dei parchi del lungolago; l’affiancamento degli operatori sociali nell’accompagnamento a bambini, anziani e disabili.
Proprio in quest’ultimo ambito nasce, inoltre, un progetto nel progetto: la creazione all’interno degli spazi della fabbrica di un laboratorio artigianale per utenti disabili, un’iniziativa a lungo termine, gestita da educatori e coadiuvata dai volontari della Alessi.

Ok, lo ammetto, il mio feticismo è assai limitato e lo spremiagrumi di Philippe Starck è in questa breve lista, ma l’iniziativa della Alessi a mio avviso apre nuovi scenari in materia di Responsabilità Sociale di impresa e di integrazione tra i contesti sociali e produttivi. Qualcosa di vero dopo la tanta fuffa destinata solo al marketing vista in questi anni.
E non c'è solo il valore che il territorio riceve ma anche quello che dà: immagino operai, artigiani, manager, designer, che di queste attività outdoor e outfirm fanno tesoro e colgono stimoli per fare meglio il proprio lavoro. Potrebbero nascere anche nuovi progetti e prodotti.  

Questo tipo di iniziative andrebbe incentivato e in qualche modo incluso nei requisiti di accesso a strumenti quali la  Cassa Integrazione in Deroga, ad esempio. 
Qualcuno dirà che in Italia certe cose non si possono fare... io dico che occorre iniziare e farsi illuminare dai risultati.

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