La chiamerò Laura. L’ho conosciuta in un pub qualche anno
fa. Quella calda sera d’estate la mia attenzione oscillò per un po’ tra le sue tette e quello che diceva, e ero
incredulo per entrambe. Per inquadrare simpaticamente il suo lavoro usò
dapprima parole vuote ma suggestive tipo “Mi occupo di business intelligence”, “Cose
da web semantico”, “Analizzo big data” poi incalzata, e forse lusingata, dalla
mia conoscenza del ramo – e da qualche birra di troppo - svelò via via maggiori
dettagli.
“Ad esempio”, mi disse. “Lavoriamo molto in periodo
elettorale, nelle zone in cui il risultato è incerto, dove magari 1000 o 100
voti fanno la differenza per un seggio.” Si prese una seconda birra bianca, “Noi
sappiamo tutto di ogni elettore.”
“Di chi?” dissi, ingenuo.
“Anche di te”, rise. “Sappiamo che auto hai, se l’hai pagata
e come, che ristoranti frequenti, gli hotel. Ogni cosa sulla tua casa, le tue
multe, i tuoi debiti. Seguiamo e incrociamo le informazioni dei tuoi conti, del
tuo gps, della carta di credito, il bancomat, gli acquisti on line, le
donazioni a Emergency, musica scaricata, ebook letti.”
“Ma è legale?” balbettai.
Laura oscillò tutta sullo sgabellino del bancone prima di parlare.
“Le singole basi di dati sono acquisite in modo abbastanza legale. Sono in
vendita e noi li usiamo. Niente lo vieta, a oggi. La qualità dei risultati
dipende solo dalla capacità dell’analista nell’incrociare i numeri. La potenza
di calcolo non è più un problema.” Lo sguardo di Laura scintillava: quello era
il suo campo.
“Sono un matematico” le dissi per farle capire che potevo
apprezzare le sue confidenze per il valore che avevano. Lei sorrise.
“E cosa potete fare con questi dati?”
“Tutto”, era molto sicura di sé. “Prevedere comportamenti di
acquisto o di voto, che poi sono la stessa cosa, e simulare gli effetti di
azioni di condizionamento. Possiamo sapere se sei interessato a un corso di
inglese, un massaggio, un viaggio a Bali con sessioni di yoga.”
“Quindi più uno e poveraccio e più voi siete disinteressati a lui?”
provai a sdrammatizzare.
“Non noi. I nostri clienti. Comunque anche i poveracci
votano…” e la sua anima sociale, si vedeva, non era legata alla difesa delle
garanzie democratiche ma alla forza del mercato. “E poi”, aggiunse Laura illuminando
gli occhi color miele, “i poveracci sono quelli che interessano di più alle
polizie. Sono quelli che fanno casino e disturbano i mercati. Sono utilissimi
anche loro.”
È come del porco: dei dati personali non si butta via
niente.
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