Mentre qui lanciano un film di Zalone in 1200 sale, in
Scandinavia, UK, Repubbliche Baltiche lanciano azioni di largo impatto in cui centinaia
di artisti entrano in migliaia di scuole (Creative
partnership, Cultural
Rucksack), in altri Paesi tutti i ragazzi imparano a suonare uno strumento
(sull’esempio de El
Sistema di Abreu che sta cambiando il volto del Venezuela, ma anche in
Olanda o Germania).
Marco Magnifico il vice presente del FAI in un seminario ci
raccontava: “Volevamo misurare la distanza tra il FAI e il National Trust
inglese. Migliorarci, capire. Ero in visita in un magnifico parco pubblico
gestito dal NT e mi sono fermato a guardare delle peonie particolari. Lì
accanto c’era un giardiniere che faceva il suo lavoro con la zappetta. Ha
notato la mia sosta su quel fiore e si è avvicinato. Abbiamo dialogato per
cinque minuti e mi ha spiegato quello che sapeva della pianta, ha risposto alle
mie domande si è stupito per le varietà che nascono da noi. L’ho salutato e,
uscendo, ho detto alla direttrice del posto ‘Un giardiniere è stato gentile a
dedicarmi il suo tempo per spiegarmi tutto di un fiore che non conoscevo’. Lei
ha risposto: ‘Non è stato gentile, è pagato per farlo. I giardinieri, come i custodi dei musei, sono pagati per dedicare
l’80% del loro tempo alle mansioni specialistiche e il 20% per far sentire il
visitatore accolto, fidelizzarlo, appassionarlo’. Lì ho capito che in Italia
non ce l’avremmo mai fatta”.
In effetti l’abituale immagine fantozziana del custode di un
museo scolpito sulla sua seggiolina fa già apparire ipercinetico il casellante
autostradale. Di certo la colpa non è sua, ma non è neanche innocente. Come non
lo sono i manager e la politica. Oggi poi, con la crisi e le spending review, la domanda “Ha senso investire nella crescita, nella
valorizzazione e nella partecipazione culturale?” assume un’urgenza
vitale.
Per alcuni è facile dire “No”, e lo fanno osservando i costi
e i miseri incassi di Teatri, Musei, Biblioteche, Centri Culturali.
Io la penso al contrario ma sono convinto che occorra
lavorare duro per far percepire il valore che hanno l’arte
e il patrimonio culturale per la vita e la democrazia altrimenti i fiori di
Van Gogh valgono le erbacce di uno spartitraffico e i Caravaggio le pennellate
di un imbianchino.
Non bastano qui le spiegazioni romantiche, le pretese ovvietà, né le evidenze intellettuali
sempre confutabili da chi ha altri interessi e sensibilità. Servono Indicatori
di impatto Culturale che come quelli di Impatto Ambientale o Economico
possano quantificare cosa significhi aprire o chiudere un museo, ma anche
costruire una ferrovia su un parco o preservare le botteghe storiche di una zona.
Forse non si può misurare la bellezza ma, ad
esempio, la solitudine sì, e con essa il suo 'costo' per i singoli e la collettività.
Indicatori ragionevoli di Impatto Culturale possono zittire chi ha
interessi anticulturali e vuole vendere le spiagge e quello che esse rappresentano per far cassa.
Si può fare: si possono misurare i suicidi, gli alcolisti, le
violenze. Posso misurare la partecipazione alla vita della comunità, la
penetrazione e l’uso della banda larga, le propensioni xenofobe e omofobe, la
diffusione delle droghe e degli strumenti musicali tra gli adolescenti.
E gli antidoti all’isolamento e alla solitudine sono la cultura e il lavoro, entrambe coniugate col rispetto e la passione.
E gli antidoti all’isolamento e alla solitudine sono la cultura e il lavoro, entrambe coniugate col rispetto e la passione.
Si può cominciare allora a ragionare su qual è l’impatto concreto dell'aprire un teatro in un quartiere periferico, quanto valga far
partecipare gli abitanti della zona alle attività di un Centro Culturale, quale
sia l’impatto culturale di un Bingo o di un centro commerciale; e anche il valore di laboratori artistici in una scuola o in un centro anziani. E quanti sollevi l'opera a Caracalla, un concerto dei Negramaro, o l'estasi davanti a un Kiefer, un Rothko, un Bernini.
Si potrebbe meglio programmare il futuro, zittire quelli che
“con la cultura non si mangia” e dimostrare come quella generata dalla Cultura
sia la vera energia pulita.
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