In platea, una congrega in libera uscita dalla scuola
materna si è sorbita con passione quindici minuti di estratti dall’ultimo
violentissimo Tarantino, tette e i culi con bestemmioni parasimpatici dal prossimo
dimenticabile film di Fabio Volo, e un paio di altri inutili usi della
cinepresa. Era evidente come già a 5 anni non percepissero significative differenze tra il film e la pubblicità.
Poi sullo schermo è apparso lui: mezz’età, barbetta, occhio ficcante più dei cowboy. La platea, a una sola voce infantile ha urlato “Cracco!!”. Mio figlio mi ha guardato perplesso; io ci ho messo un po’ a riconoscere l’uomo con la padella in mano. Gli altri bambini erano elettrici, neanche si trattasse di Totti o di Ben Ten in persona. Il tipo con la barbetta pare sia un mito di Master Chef, lì a pubblicizzare una padella bianca di certo in grado di trasformare molte mie amiche in dee dei fornelli (specie se con la di lui presenza accanto, sopra o sotto). Ho già espresso qui la mia opinione in merito alla pornografia di molta passione gastronomica contemporanea, e il cracco sullo schermo non ha fatto che confermarlo.
Poi sullo schermo è apparso lui: mezz’età, barbetta, occhio ficcante più dei cowboy. La platea, a una sola voce infantile ha urlato “Cracco!!”. Mio figlio mi ha guardato perplesso; io ci ho messo un po’ a riconoscere l’uomo con la padella in mano. Gli altri bambini erano elettrici, neanche si trattasse di Totti o di Ben Ten in persona. Il tipo con la barbetta pare sia un mito di Master Chef, lì a pubblicizzare una padella bianca di certo in grado di trasformare molte mie amiche in dee dei fornelli (specie se con la di lui presenza accanto, sopra o sotto). Ho già espresso qui la mia opinione in merito alla pornografia di molta passione gastronomica contemporanea, e il cracco sullo schermo non ha fatto che confermarlo.
Buio in sala.
I bambini al cinema
non sono affatto peggio dei loro genitori: parlano, commentano, si alzano, chiedono
l’ora, l’acqua, se il film che stanno vedendo è in 3D o no, se il giorno dopo
possono saltare scuola. A loro però non squilla il cellulare, forse solo perché tutti quelli che potrebbero chiamarli sono dentro il cinema.
Asterix e Obelix è risultato abbastanza adatto alle aspettative dei bambini, e a quelle dei genitori che non corrono il rischio di dover spiegare alcunché, né di far seguire dibattito. Ha una trama sgangherata ma simpatica, il placement di prodotto è limitato, la violenza è poca, i riferimenti al sesso sono solo per chi è in grado di capirli.
Tra gli ultimi 10 film che ho visto coi pupi l’unico davvero pensato per loro parlava di Puffi; gli altri, Disney e Dreamworks, erano tutti confezionati strizzando occhi e portafogli ai genitori, e dunque pieni di riferimenti, battute e paradossi in grado di far sentire adolescenti i quarantenni e dare un’accelerata a infanti che devono al più presto diventare consumatori perfetti.
Tra gli ultimi 10 film che ho visto coi pupi l’unico davvero pensato per loro parlava di Puffi; gli altri, Disney e Dreamworks, erano tutti confezionati strizzando occhi e portafogli ai genitori, e dunque pieni di riferimenti, battute e paradossi in grado di far sentire adolescenti i quarantenni e dare un’accelerata a infanti che devono al più presto diventare consumatori perfetti.
All’uscita mio figlio ha chiesto - serio - "In cosa il cinema è diverso dalla televisione". Già il fatto che
me lo abbia chiesto risponde da solo a molte domande sulla crisi del cinema
stesso. Ho provato a rispondergli ma con lui la retorica non attacca. A casa, il giorno dopo abbiamo visto assieme "ET".
Non ha mosso un dito per tutto il film e la sua bocca è stata una O perfetta per oltre un’ora. “Questo è il cinema” gli ho detto alla fine e finalmente ha capito.
Non ha mosso un dito per tutto il film e la sua bocca è stata una O perfetta per oltre un’ora. “Questo è il cinema” gli ho detto alla fine e finalmente ha capito.
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