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martedì 10 settembre 2013

Si può e si deve fare a meno di Silvio. Concediamoci a una Speranza Laica.

Daremo aria a queste stanza molto prima che sia Natale” afferma Ivano Fossati in ‘Ventilazione’ nel 1984. Ecco, credo che nel 2013 sia ora di dare aria nuova alle stanze dove vivono 60 milioni di italiani e dove l’aria è viziata, viziosa, mafiosa, omertosa,  arresa al fetore emanato da 20 anni di berlusconismo edificati sulle regole della P2.

Un fetore di cui diventi consapevole subito uscendo dal paese. Lì, dove l’aria è diversa. I sogni sono realizzabili. Vige la meritocrazia e l’attenzione ai più deboli. Dove valgono le regole e si pagano le tasse, funziona la sanità e la scuola (con libri, scuolabus, etc) sono sempre gratuite. Dove se un politico per errore paga con soldi pubblici la torta di compleanno della figlia deve dimettersi sotto la spinta del proprio partito.

Nel 2013 il Paese può e deve ricominciare a vivere senza Berlusconi e i suoi cloni e accattoni, i ricatti e i riccastri, i tronisti e gli intronati, le scorte e le escort, le mazzette e i mazzieri, i tricologi e gli stallieri.

Il fatto che uno dei pochi processi che non è riuscito a pilotare, cambiando le leggi o intimidendo la magistratura, sia arrivato a conclusione e lo metta elegantemente ai margini della politica, è una vittoria dello Stato e assieme una sconfitta della Politica. È andata così, non piace neanche a me. Tutti avremmo preferito venisse cestinato dagli italiani, ma troppi italiani hanno un prezzo e alcuni giudici no.

I molti avremmo preferito fosse cestinato dalla sinistra. “No way” dicono a Londra. Non ci sono i presupposti perché troppi a sinistra lo hanno invidiato, mitizzato, studiato (magari per generare un B. ‘buono’ geneticamente modificato).
Mi pare ancora di sentirlo Nanni Moretti che a piazza Navona urla rivolto alle statue di sale di D’Alema e C. “Con questi dirigenti non vinceremo mai.” Non ci siamo spostati di molto ma qualcosa succede anche lì. Spifferi di aria nuova anche in quelle stanze. Se ascolti o leggi (qualcuno lo fa ancora?) Barca, Cuperlo, Civati, Puppato capisci come non tutto il valore della giustizia, della solidarietà, della sussidiarietà, del sogno europeo, sia andato disperso nel silicone che ha modellato le menti in questi anni. 
Se il PD potesse essere certo di sopravvivere senza Berlusconi non avrebbe dubbi al voto sulla decadenza dell'impresentabile evasore fiscale. Qui comunque non è in gioco la sopravvivenza del PD, (diciamo pure ecchissenefrega, i partiti sono mezzi non fini), ma di tutto il Paese. Di noi.
Quel che è certo è che torneremo democristiani per un po’, perché è quello che sono Letta, Renzi, Monti, Lupi, e compagnia bella che resteranno a governare.
Perché i germogli hanno bisogno di tempo per crescere. Perché non credo nelle rivoluzioni, né nella democrazia elettronica. È così. Forse è pure il meno peggio. Me ne farò una ragione. Ma la Speranza non ha il copyright di Bergoglio e mi permetto di averne molta anche io.

Voglio coltivarla per me, i miei figli, le persone con cui lavoro, a cui voglio bene, e per quelli che non conosco ma che guardano a un futuro assieme in un mondo sostenibile anche politicamente. Insomma, una bella Speranza Laica di cui andare orgogliosi, con cui illuminare la strada per schivare le buche e trovare nuovi compagni di viaggio.

Non sono un romantico. So che per quarant'anni almeno sentirò dire "Quando c'era B. le cose andavano meglio. Si scopava pure le crepe nei muri ma aveva tolto l'Imu" (che sta a Mussolini come "ha fatto qualche errore ma non fondo ha migliorato il paese"). Li lascerò parlare perché sono per la libertà di espressione e perché il positivo senza il negativo non si percepisce neppure. Spero invece che la libertà dalla Casa delle Libertà faccia nascere una destra degna del XXI secolo.
Non sono un figlio dei fiori. La mia Speranza che l'Italia cambi si fonda sui talenti e sulle idee, che in gran parte ci sono, che già si incontrano, che già la politica la fanno. C’è già chi questa società la sta innovando, nonostante l’ignavia di chi ci governa oggi. C’è chi fa impresa schifando gli incentivi pubblici, chimere per i ‘soliti noti’. Chi nelle scuole si batte per portare libertà di pensiero e capacità di integrazione. Sono in molti a sperimentare nuovi modelli di vita, di acquisto, di educazione, di incontro, di arte, di partecipazione.
Loro stessi hanno timore della portata delle loro azioni, spesso pensano che afferiscano al loro ‘privato’ e non realizzano che spegnere una luce inutile è già fare politica.

Spegniamo dunque le luci inutili, accendiamo la voglia di fare e diamo aria a queste stanze molto prima che sia Natale.     

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