Pagine

lunedì 24 febbraio 2014

Perché la lotta alla disoccupazione è un "Tema Etico".

Sono molto preoccupato, sono stufo di fumo e annunci vuoti sul tema del lavoro: Job Act, Garanzia Giovani, Riforma dei Servizi per l’Impiego, Contratto Unico sono titoli vuoti, utili a far discutere nei talk show ma nessuno di loro va alla radice del problema.
Ascoltare l’Unto dal Nonno John Elkann dichiarare che “i giovani italiani sono poco determinati e sono svogliati perché troppo coccolati da mamma e papà”, peraltro arrivato buono ultimo dopo la ministra Fornero che li definì ugualmente “choosy/schizzinosi” e le sentenze del suo casuale viceministro Martone “Laurearsi dopo i 28 è da sfigati” fa preoccupare. Questi non sanno di cosa parlano e, soprattutto, come non si tratti di giudicare ma di capire e intervenire.
Vi assicuro, anche per uno come me che fa orientamento nelle scuole e nei corsi post universitari, decine di colloqui l'anno e che segue dinamiche e tendenze del mondo del lavoro da vent’anni, è complesso mettere a fuoco cosa stia succedendo a più di un’intera generazione.
Sì, studio i dati sconfortanti sulla disoccupazione, sulla crescita dei NEET (Not in Employment Education or Training), sulla disarmante fuga di cervelli e braccia all'estero ma soprattutto incontro molte persone splendide, preparate, acute, ambiziose che mi raccontano delle porte chiuse, dello sfruttamento intellettuale sistematico da parte delle imprese, del nepotismo dilagante nelle università, delle fette di culo più o meno metaforicamente richieste e talvolta elargite per portare a casa spiccioli e una prospettiva di pensione virtuale.
Ogni tanto incontro degli operatori demotivati che come in un Pronto Soccorso, sono sfiancati dalle richieste e consci dell'inadeguatezza della cura offerta.
Ma di questo non c’è, ripeto, non c’è nessuna vera consapevolezza del fenomeno in chi deve decidere, pianificare, progettare le soluzioni. Nessuna innovazione vera da più di 20 anni, soldi spesi senza misurarne gli effetti e gli impatti. Quasi tutti poi si affidano all’astratta guida dei numeri e a idee/ideologie spesso obsolete e fuori bersaglio. La colpa è dunque dei giovani, non adatti, non flessibili. Brutta bestia l'ideologia. Almeno dal ministro Sacconi in poi, lotta alla disoccupazione è diventato un vero tema etico.
E il nuovo governo con la sua “moratoria sui temi etici” annunciata da più parti per tenere assieme i cocci mi sconforta e mi fa temere che non si andrà oltre le dichiarazioni di rito.

Il come affrontare la lotta alla disoccupazione (e la fuga dei cervelli, e il digital divide, e le disuguaglianze di genere, e, e, e,…), come per tutti i temi eticamente sensibili non può prescindere dalla riflessione sull’esperienza e dalla conoscenza del mondo.  
Diffido da sempre da chi si esprime sull’aborto, il divorzio, le coppie omosessuali, la fecondazione eterologa, il fine vita, senza avere esperienze/conoscenze dirette proprie o di persone amate (figli, amici, …). Ho visto – spesso - cambiare idea ai più rigidi difensori della dottrina quando era la loro figlia a amare una donna, loro stessi a non poter concepire, il loro nonno a vegetare.

Siccome non è realistico far provare la disoccupazione e la precarietà sulla pelle a plotoni di direttori, studiosi, consulenti, (e indelicato augurare la disoccupazione della loro progenie e parentela) vorrei saperli tutti per un mese sul campo. Intendo agli sportelli, agli uffici di contatto col pubblico in un Centro per l’Impiego, in uno spazio di co-working pieno di partite IVA che fanno 4 lavori. Lì potrebbero forse capire cosa succede nel mondo, cosa non va, misurare la propria adeguatezza o prendere le misure della propria sconfitta e richiedere un trasferimento a altro incarico.

Il progetto potrebbe chiamarsi semplicemente “Guarda e Impara” e non avrebbe precedenti nella storia della nostra democrazia.

2 commenti:

  1. Su un punto in particolare sono d'accordo, ovviamente oltre che in generale su ciò che dici, e cioè che ormai dovremmo capire che solo gli esperti di un settore specifico dovrebbero occuparsi di quel campo. Basta con ballerine che diventano esperte in pari opportunità o filosofi che si mettono a parlare di economia e mercati. Non basta essere onesti per essere dei buoni politici, bisogna essere prima di tutto preparati! io sono due anni che sto provando a fare l'imprenditore, con la crisi, con le difficoltà, con le notti insonni... lo Stato?! non è solo IVA, INPS, IRPEF, IRES... poi arrivano tasse, l'AMA ormai TARES, l'assicurazione, le bollette, gli affitti, il commercialista, l'avvocato, le banche, i prestiti per pagare le tasse (ecco la verità...) e non si finisce mai... questa è la verità scottante. Qualcuno forse l'ha intuito ma per creare lavoro c'è solo un modo a mio avviso, anche se questo vorrà dire togliere delle sicurezze a chi ha un contratto pubblico, anche se questo vorrà dire poter pagare qualche manager di meno, anche se questo vorrà dire risultare antipatici! Poi ci lamentiamo che i movimenti prendono piede?! Ringraziate che ancora oggi nessuno vi ha tirato un colpo di pistola... :)

    RispondiElimina
  2. Prima ancora di vedere plotoni di Addetti al Lavoro sporcarsi le mani per capire cosa sia in realtà il LAVORO, avremmo bisogno di Manager, Imprenditori, Direttori ma anche l'infinito stuolo di Capuffici prendere a subordinare le loro scelte e decisioni DOPO aver ascoltato, osservato, elaborato ciò&chi han da gestire... quanti ne avete visti nella vostra esperienza quotidiana? D'altronde in questo paese è un male endemico: chi arriva al 'comando' tramite unzione non ha la minima intenzione di abbassarsi fino a coloro che giustificano il suo ruolo; chiunque invece sale anche di poche spanne la Sua Scala Sociale (ben rappresentata dall'analoga del pollaio) sembra esser colto in un battibaleno da una perniciosa amnesia circa il grado&condizione che aveva ricoperto fino a pochissimo prima; e le Guerre tra Poveri sono le più avvilenti.

    RispondiElimina