Si tratta di una
azione massiccia di contrasto alla disoccupazione giovanile, fatta di
interventi spesso consueti attuati con strumenti ordinari dopati da una
straordinaria dotazione economica in un contesto confuso e complesso. Sono 2 miliardi da spendere in meno di un anno e mezzo... fantascienza
Si avvia il Primo di Maggio e nei fatti per ora succede assai poco. Tolti forse il Piemonte e la
Puglia nessuna Regione ha pensato a qualcosa di nuovo da offrire ai suoi
utenti. Qualcuno rinforza sistemi esistenti che danno discreti risultati (Lombardia, Toscana) e altri si
accodano sperando che passi anche questa. Nei fatti se ne riparla tra qualche
mese. Intanto iscriviamoci al data base.
Io, giovane
disoccupato, mi iscrivo tramite il sito web del Ministero o della Regione,
anche non la mia, al programma. Verrò chiamato entro 4 mesi dal Centro per l’Impiego
e lì profilato e un po’ orientato, forse riattivato. Mi verrà proposta della formazione,
forse un tirocinio, se sono fortunato il servizio civile, alcuni specialisti potranno favorire il mio ingresso nel mondo del lavoro.
Non vivo su un
altro pianeta. Come operatore del settore abituato a osservare da vicino processi
e organizzazioni mi viene da considerare:
Sulla Politica sul Lavoro in generale: la GG è
un pannicello caldo che se non viene accompagnato presto da vere politiche di
sviluppo che individuino i settori economici e lì concentrino investimenti,
attenzioni, deburocratizzazione, si raffredderà appena finiti i soldi, e avremo
messo su l’ennesimo nefasto ammortizzatore sociale. Che riformino pure il Senato e la Giustizia ma che facciano uno sforzo a immaginare un paese attrattivo dove sia bello e redditizio vivere e lavorare.
Sui Centri per l’Impiego: funzionano a
corrente alternata in tutta Italia. In media, peggio dove la disoccupazione è più
alta. Dipendono dalle Province e dalle loro agonie di enti morenti. Hanno piante organiche
incomplete e più precari al loro interno che tra i loro clienti.
I pochi bravi e
bene organizzato fanno già le cose indicate in Garanzia Giovani e non ti fanno
aspettare 4 mesi per avere i servizi. Vorrebbero magari strumenti più moderni (tipo
un repertorio nazionale delle professioni, un sistema di incrocio domanda/offerta
degno del primo mondo, un quadro istituzionale che gli consenta di erogare
assieme servizi e indennità (carote e bastoni), un quadro normativo che li promuova
e li valuti).
Gli altri sono strutture
abbandonate dalla politica e dalle stesse direzioni di riferimento. Qualcuno vorrebbe
incorporarli alle Regioni o a qualche Agenzia Nazionale. Sono abbandonati anche
dagli utenti che li disertano per evitare perdite di tempo.
Sulle azioni di GG: le azioni proposte dalle
linee nazionali sono le stesse di sempre. Non ho nulla da aggiungere,
soprattutto in relazione alla loro limitata efficacia. Mesi di lotte tra parti
sociali e consultazioni tra lobby hanno prodotto schemi triti e elementari che
faranno fare buoni affari agli enti di formazione, alle agenzie per il lavoro,
e poco più. Per fortuna che qualche Regione ci mette del suo e prova a
affrontare la realtà.
Per essere
costruttivo, mi inoltro tra le righe delle (poche) Regioni che si sono
esposte con delibere o bandi in materia di servizi da erogare.
Recependo obtorto collo le indicazioni
della nuova programmazione del FSE 2014-2020, vengono qua e là esplicitate
condizioni innovative (es. dalla Delibera 223/14 Reg. Lazio) “Formazione mirata all’inserimento
lavorativo- Il rimborso [all’Ente di formazione] fino a 4.000 euro
riconoscibile, in fase di prima attuazione, per il 40% a processo e per il 60% a risultato (in caso di
successiva collocazione nel posto di lavoro entro 60 giorni dalla conclusione
del percorso formativo). Tuttavia, trattandosi di una prima
sperimentazione sia per la tipologia di intervento formativo sia per le
modalità di rimborso, la Regione si riserva la facoltà di modificare tali
percentuali sulla base dell’andamento della misura e degli esiti del monitoraggio.”
È un primo passo, benvenuto, timido, in cui non si fa nessun riferimento alla
durata/tipologia della ‘collocazione’. Anzi, ci si affretta a indicare come “Per il contratto di lavoro conseguente è
prevista l’erogazione del bonus occupazionale.” E dunque la Formazione può
stare tranquilla, dico io.
L’idea di pagare in base ai risultati,
oltre che avere anni di ritardo rispetto a nazioni più responsabili, è pure
applicata in maniera scolastica e si vede bene quando è applicata ai servizi di Sostegno
all’Imprenditorialità, dove leggiamo “L’importo [dei servizi di consulenza] sarà riconosciuto per il 40% a
processo e per il restante 60% a risultato (effettivo avvio dell’attività imprenditoriale).”
È evidente a tutti come un bravo consulente debba prima ti tutto valutare con
durezza il business plan di ogni start up che gli si presenti davanti ma qui più sarai bravo nel tuo lavoro e meno euro vedrai J
Cosa
manca, secondo me:
- L’ottimo approccio dell’orientamento ai risultati e all’impatto può funzionare bene se la bontà dei risultati vincerà sulla standardizzazione del processo. Mi spiego: la formazione così come è ha un'evidente efficacia, così come gran parte dei servizi per l’impiego. Mettere una marea di soldi sul pezzo sperando che vecchi soggetti e metodi possano dare nuovi risultati va contro ogni logica. Occorre più flessibilità sui servizi erogabili, quasi una liberalità nei processi.
- Altro grande buco antistorico è aver rinunciato da tempo a costruire un senso di solidarietà nazionale e generazionale sul tema, in cui le aziende e chi il lavoro ce l’ha si sentano responsabili della creazione di opportunità per gli esclusi e possano anche partecipare con le proprie competenze, tempo, relazioni al progetto GG. Qualcuno potrebbe farlo per responsabilità sociale, altri perché credono nell’Economia della Condivisione, nell’Innovazione Sociale. È possibile farlo.
- Poco si vede anche di come considerare questi giovani un valore e non un soggetto da trattare. Nessun rilievo è dato alla collaborazione tra di loro, tra ‘peer’, alla progettazione di contesti che li motivino a rafforzare le proprie competenze sul campo elaborando un progetto personale e professionale e, nello stesso tempo, partecipare attivamente allo sviluppo del proprio territorio. Nessuno in GG stabilisce legami tra la potenzialità di migliaia di italiani adulti e l’uscita dalla crisi generale, e il modo in cui può avvenire. In questa direzione l’unico esempio di rilievo che ho colto viene da “Tutti i giovani sono una Risorsa” di Regione Puglia, sviluppato in Bollenti Spiriti e che sarà anima anche di GG.
- Senza possibilità di successo è un’organizzazione che continua a mettere al centro il servizio e non l’utente. Una volta ‘smistato’ verso la formazione, la creazione di impresa, il servizio civile, …, la palla è passata ad un altro che fa il suo e può fallire o riuscire con gli strumenti che lui ha. A fallire o riuscire è invece il giovane. Non si vede la figura di un tutor/responsabile del processo globale del giovane, con cui possa parlare una volta la settimana, che a metà di corso di formazione inutile gli proponga un tirocinio in un altro settore o che se la business idea viene demolita gli proponga di fare un’analisi di mercato all’estero con una mobilità internazionale
- A quest’ultimo punto aggiungo che non si vede un processo di premialità dei Servizi per l’Impiego pubblici, che siano valutati in base alla loro efficacia. Con parametri di SROI (Ritorno Sociale dell’Investimento). E che tale valutazione arrivi al singolo operatore a cui concedere premialità sulla base dei successi legati ai ‘suoi’ utenti.
L’argomento, mi capite, mi sta molto a
cuore. Soprattutto finché vedo più Garanzie per gli operatori che per i Giovani. Gradisco riflessioni, critiche e contributi da parte dei molti colleghi
che so attenti a queste note. Di certo ne riparlerò presto.