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giovedì 24 aprile 2014

Ho grande fiducia nei mercati di periferia.

Ho fiducia nei mercati. I mercati raccontano molto dell’efficacia delle politiche, sullo stato dell’economia, sulla fiducia dei consumatori.
I miei preferiti sono quelli nelle prime periferie romane, non drogati dai flussi turistici e dai vizi di gola di diplomatici e monsignori, frequentati da famiglie di medio reddito, con le esigenze basilari di tutti e qualche spicciolo in più nel portafoglio per concedersi i gamberoni il sabato o il roast beef per la cena con la suocera.
Se devo credere ai mercati, oggi, 24 aprile post pasqua e presantificazioni, sono molto scettico. A fronte di uno sbandierato recupero dell’economia, di messaggi tranquillizzanti e positivi da parte di chi amministra il paese, mi sono ritrovato con una situazione che anche solo rispetto a un mese fa è radicalmente cambiata:
  • I prezzi. La mozzarella di bufala è scesa sotto il muro psicologico (per noi, non per le bufale) di 10 Euro al chilo. Significa solo che forse ne mangerò di più o che ne vendono sempre meno e i produttori sono col l’acqua alla gola? Anche la porchetta si trova buona a meno di 10 euro al chilo. Il parmigiano reggiano è ormai da tempo tra i 12 e i 14 euro, ben lontano dai fasti di un tempo, e pensare che pure le scorte fatte dagli strozzini dopo il terremoto dovrebbero essere finite. Mettiamoci anche il baccalà bagnato a 10 euro e il filetto a 9.
  • I negozianti. Oggi sembrava di essere in un suk: tutti a gridare i loro prezzi e le meraviglie dei prodotti “Solo io ho le fave di qualità!” “Orate a 10 contro la crisi!” e altre disperazioni del genere. Sono diventati petulanti, non lo erano. Erano gentili e generosi. Ti si aggrappano al sacchetto con la foga di un naufrago. Se guardi nella loro ombra ti pare di scorgere i passi dello strozzino che li tiene alla garrota e attende la rata di fine mese.  
  • I sussurri. “In tutto il mercato sono al massino 3 i banchi che vanno in pari a fine mese” mi diceva uno. “Ma anche i mercati a Genova sono ridotti così?” mi chiedeva Gino il macellaio con cui discetto spesso dell’uso del carciofo con l’agnello o con la stessa coratella “La cosa che si vende di più sono le ali di pollo, due euro al chilo…”. Sussurri che sono un po’ anche grida.
  • La politica. Se ne fa e dice molta nei mercati. “Secondo te, Renzi riuscirà a combinare qualcosa?” mi chiede la fruttivendola dal gran sorriso e gli occhi stanchi. Al banco dei tre laureati-precari-allultimaspiaggia che affettano salami e contano fagioli secchi il discorso diventa programmatico e le riforme si intrecciano con ragionamenti sulla tassa d’occupazione suolo pubblico, la regolamentazione del biologico, la concorrenza cinese.
Se i mercati non mentono, la situazione è molto più nera di quanto ce la raccontano e lassù, sulla tolda dell’Italic, ballano colpevolmente una musica suonata ormai in playback perché l’orchestrina, tutta in cassa integrazione, ha già lasciato il paese.

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