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mercoledì 30 aprile 2014

Parte la Garanzia Giovani. Viva i giovani! Ma soprattutto, lunga vita alle Garanzie!

Si tratta di una azione massiccia di contrasto alla disoccupazione giovanile, fatta di interventi spesso consueti attuati con strumenti ordinari dopati da una straordinaria dotazione economica in un contesto confuso e complesso. Sono 2 miliardi da spendere in meno di un anno e mezzo... fantascienza
Si avvia il Primo di Maggio e nei fatti per ora succede assai poco. Tolti forse il Piemonte e la Puglia nessuna Regione ha pensato a qualcosa di nuovo da offrire ai suoi utenti. Qualcuno rinforza sistemi esistenti che danno discreti  risultati (Lombardia, Toscana) e altri si accodano sperando che passi anche questa. Nei fatti se ne riparla tra qualche mese. Intanto iscriviamoci al data base.

Io, giovane disoccupato, mi iscrivo tramite il sito web del Ministero o della Regione, anche non la mia, al programma. Verrò chiamato entro 4 mesi dal Centro per l’Impiego e lì profilato e un po’ orientato, forse riattivato. Mi verrà proposta della formazione, forse un tirocinio, se sono fortunato il servizio civile, alcuni specialisti potranno favorire il mio ingresso nel mondo del lavoro.
Non vivo su un altro pianeta. Come operatore del settore abituato a osservare da vicino processi e organizzazioni mi viene da considerare:

Sulla Politica sul Lavoro in generale: la GG è un pannicello caldo che se non viene accompagnato presto da vere politiche di sviluppo che individuino i settori economici e lì concentrino investimenti, attenzioni, deburocratizzazione, si raffredderà appena finiti i soldi, e avremo messo su l’ennesimo nefasto ammortizzatore sociale. Che riformino pure il Senato e la Giustizia ma che facciano uno sforzo a immaginare un paese attrattivo dove sia bello e redditizio vivere e lavorare

Sui Centri per l’Impiego: funzionano a corrente alternata in tutta Italia. In media, peggio dove la disoccupazione è più alta. Dipendono dalle Province e dalle loro agonie di enti morenti. Hanno piante organiche incomplete e più precari al loro interno che tra i loro clienti.
I pochi bravi e bene organizzato fanno già le cose indicate in Garanzia Giovani e non ti fanno aspettare 4 mesi per avere i servizi. Vorrebbero magari strumenti più moderni (tipo un repertorio nazionale delle professioni, un sistema di incrocio domanda/offerta degno del primo mondo, un quadro istituzionale che gli consenta di erogare assieme servizi e indennità (carote e bastoni), un quadro normativo che li promuova e li valuti).
Gli altri sono strutture abbandonate dalla politica e dalle stesse direzioni di riferimento. Qualcuno vorrebbe incorporarli alle Regioni o a qualche Agenzia Nazionale. Sono abbandonati anche dagli utenti che li disertano per evitare perdite di tempo.   

Sulle azioni di GG: le azioni proposte dalle linee nazionali sono le stesse di sempre. Non ho nulla da aggiungere, soprattutto in relazione alla loro limitata efficacia. Mesi di lotte tra parti sociali e consultazioni tra lobby hanno prodotto schemi triti e elementari che faranno fare buoni affari agli enti di formazione, alle agenzie per il lavoro, e poco più. Per fortuna che qualche Regione ci mette del suo e prova a affrontare la realtà.
Per essere costruttivo, mi inoltro tra le righe delle (poche) Regioni che si sono esposte con delibere o bandi in materia di servizi da erogare.
Recependo obtorto collo le indicazioni della nuova programmazione del FSE 2014-2020, vengono qua e là esplicitate condizioni innovative (es. dalla Delibera 223/14 Reg. Lazio) “Formazione mirata all’inserimento lavorativo- Il rimborso [all’Ente di formazione] fino a 4.000 euro riconoscibile, in fase di prima attuazione, per il 40% a processo e per il 60% a risultato (in caso di successiva collocazione nel posto di lavoro entro 60 giorni dalla conclusione del percorso formativo). Tuttavia, trattandosi di una prima sperimentazione sia per la tipologia di intervento formativo sia per le modalità di rimborso, la Regione si riserva la facoltà di modificare tali percentuali sulla base dell’andamento della misura e degli esiti del monitoraggio.” È un primo passo, benvenuto, timido, in cui non si fa nessun riferimento alla durata/tipologia della ‘collocazione’. Anzi, ci si affretta a indicare come “Per il contratto di lavoro conseguente è prevista l’erogazione del bonus occupazionale.” E dunque la Formazione può stare tranquilla, dico io.
L’idea di pagare in base ai risultati, oltre che avere anni di ritardo rispetto a nazioni più responsabili, è pure applicata in maniera scolastica e si vede bene quando è applicata ai servizi di Sostegno all’Imprenditorialità, dove leggiamo  “L’importo [dei servizi di consulenza] sarà riconosciuto per il 40% a processo e per il restante 60% a risultato (effettivo avvio dell’attività imprenditoriale).” È evidente a tutti come un bravo consulente debba prima ti tutto valutare con durezza il business plan di ogni start up che gli si presenti davanti ma qui più sarai bravo nel tuo lavoro e meno euro vedrai J

Cosa manca, secondo me:
  1. L’ottimo approccio dell’orientamento ai risultati e all’impatto può funzionare bene se la bontà dei risultati vincerà sulla standardizzazione del processo. Mi spiego: la formazione così come è ha un'evidente efficacia, così come gran parte dei servizi per l’impiego. Mettere una marea di soldi sul pezzo sperando che vecchi soggetti e metodi possano dare nuovi risultati va contro ogni logica. Occorre più flessibilità sui servizi erogabili, quasi una liberalità nei processi.
  2. Altro grande buco antistorico è aver rinunciato da tempo a costruire un senso di solidarietà nazionale e generazionale sul tema, in cui le aziende e chi il lavoro ce l’ha si sentano responsabili della creazione di opportunità per gli esclusi e possano anche partecipare con le proprie competenze, tempo, relazioni al progetto GG. Qualcuno potrebbe farlo per responsabilità sociale, altri perché credono nell’Economia della Condivisione, nell’Innovazione Sociale. È possibile farlo.  
  3. Poco si vede anche di come considerare questi giovani un valore e non un soggetto da trattare. Nessun rilievo è dato alla collaborazione tra di loro, tra ‘peer’, alla progettazione di contesti che li motivino a rafforzare le proprie competenze sul campo elaborando un progetto personale e professionale e, nello stesso tempo, partecipare attivamente allo sviluppo del proprio territorio. Nessuno in GG stabilisce legami tra la potenzialità di migliaia di italiani adulti e l’uscita dalla crisi generale, e il modo in cui può avvenire.      In questa direzione l’unico esempio di rilievo che ho colto viene da “Tutti i giovani sono una Risorsa” di Regione Puglia, sviluppato in Bollenti Spiriti e che sarà anima anche di GG.
  4. Senza possibilità di successo è un’organizzazione che continua a mettere al centro il servizio e non l’utente. Una volta ‘smistato’ verso la formazione, la creazione di impresa, il servizio civile, …, la palla è passata ad un altro che fa il suo e può fallire o riuscire con gli strumenti che lui ha. A fallire o riuscire è invece il giovane. Non si vede la figura di un tutor/responsabile del processo globale del giovane, con cui possa parlare una volta la settimana, che a metà di corso di formazione inutile gli proponga un tirocinio in un altro settore o che se la business idea viene demolita gli proponga di fare un’analisi di mercato all’estero con una mobilità internazionale
  5. A quest’ultimo punto aggiungo che non si vede un processo di premialità dei Servizi per l’Impiego pubblici, che siano valutati in base alla loro efficacia. Con parametri di SROI (Ritorno Sociale dell’Investimento). E che tale valutazione arrivi al singolo operatore  a cui concedere premialità sulla base dei successi legati ai ‘suoi’ utenti.

L’argomento, mi capite, mi sta molto a cuore. Soprattutto finché vedo più Garanzie per gli operatori che per i Giovani. Gradisco riflessioni, critiche e contributi da parte dei molti colleghi che so attenti a queste note. Di certo ne riparlerò presto.


5 commenti:

  1. Dal mio osservatorio di Italia Lavoro: un calderone senza obiettivi e strumenti chiari. Il più (in termini di tempo e intelligenze) finora è stato speso sulla ripartizione dei fondi tra Stato e Regioni . . . . Luca

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  2. Punti e spunti interessanti ! Andrea, ne parliamo settimana prossima a #ouisharefest ! Voglio come l' #incubatoredisogni può essere uno strumento positivo per colmare alcune lacune!

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  3. Purtroppo condivido pienamente la tua analisi soprattutto per quanto riguarda i centri impiego e la GG non potrà che aggravare la situazione: nessuna risorsa aggiuntiva, né strumentale né in termini di personale, molto lavoro in più soprattutto come rendicontazione ... un'altra occasione persa ...

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  4. Caro Andrea, bell'articolo. Io collaboro con L'agenzia del Lavoro di Trento, che coordina il lavoro dei Centri per l'impiego. (E' una struttura pubblica che non mi pare esista in regioni (visto che siamo Provinia autonoma è uno dei tanti privilegi..), ma i problemi sono gli stessi che tu metti bene a fuoco.
    Su questo tema intanto bisogna mettere bene a fuoco gli obiettivi. L'obiettivo è creare pi posti di lavoro? Su questo sono scettico. Il lavoro lo crea l'impresa.Se le imprese non fanno prodottoi innovativi, non evolvono, non si aggiornano è dura. Una volta (già nel 2007ma sembra unsecolo fa) l'ipotesi era : le aziende cercano personale speciliazzato e non lo trovano e allora si facevano corsi per disoccupati per "saldatori", carpentire in legno", "contabili" ecc. Adesso questa ipotesi non regge più. L'attività di formazione per disoccupati ha valore sopratutto da un punto di vista sociale, pe rimotivare, e tenere attive le persone che stando a casa rischiano di impazzire.E se è fatto ben è molto apprezzato e riconosciuto dai disoccupati. Ma dall'altro lato bisogna aiutare le imprese, altrimenti è inutile. La crisi a amio avviso è soprtttuto una crisi di risolrse cognitive: le imprese falliscono perchè fannno le stesse cose che facevano 20 anni fa, senza riuscire a evolvere e innovarsi e senza investire in conoscenza. Ci sono manager e imprenditori il cui lavoro è gestire le persone e non sanno di nulla dincome si gestiscono le persone. Su questo puoi vedere alcuni begli articoli sul blog http://ettardi.blogspot.it/ .
    Un altro punto importante che io vedo è quello dell'orientamento. Ma bisogna intendersi su quale tipo di orientamento altrimenti uno esce più confuso e depresso di prima.
    Nei corsi pe rdisoccupati che organizzamo, per esempio, vediamo ci sono disoccupati che faticano davvero a fare un esame di realtà del mondo del lavoro, con pretese assurde. Spesso ci sono giovani ventenni che vengono accompagnati dai genitori, ci sono persone che lasciano il tirocinio dopo 2 gorni perchè hanno già capito che quel posto non è per loro (dopo due giorni!), tirocinanti che che pretendono di avere responsailità che solo dopo anni di lavoro nell'azienda possono avere (e le pretendono dopo una settimana!), ragazzi che dicono : io lo schiavo non lo faccio (ed è un lavor normalissimo). Sia chiaro: a volte capitano situazioni davvero diffcili dove il datore di lavoro sfrutta i lavoratori e i tirocinanti, ma la maggior parte delle volte si tratta di situazioni assolutamente normali che vengono prese per patologiche dai tirocinanti disoccupati.
    Infine un altro aspetto sul tem aorientamento è far cpaire che non esite più il posto di lavoro (cuoco, segretaria, insegnate, ingegnere), ma il lavoro te lo devi creare: sia se sei dipendente, sia che hai una partita iva. Lo scopo non ètanto divdentar eimprenditori , ma imprenditivi. E' un cambio di logica totale. Il tema non è "cosa scelgo", o "che strda prendo". La strda non c'è più. La strada va costruita. E chiarmanete quesota vale anche per i manager il cui compito spesso si dice che sia "Prendere decisioni" e "scegliere" in realtà finche si limitano a scegliere tra cose esistenti, le aziende avanno poco lontano. Compito dei manager sarebbe quello di progettare nuove scelte.
    Il tema è vastissimo e mi fermo qui. Se vuoi ci possiamo sentire pe rapprofondire.
    buon lavoro "

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    1. Ciao, grazie per il ricco contributo che porti alla riflessione su questo argomento. Il tema ha una complessità intrinseca in quanto tocca le persone (non i 'sistemi' o i 'target') e ha mille sfaccettature. Credo che il punto di svolta dell'impianto generale si possa ottenere orientando i servizi ai risultati e non ai processi e dunque favorendo così continua innovazione legata alle esigenze vere delle persone e delle aziende (e non degli enti di formazione o delle agenzie). Proseguirei a ragionare con piacere anche di persona. Se vuoi contattami su it.linkedin.com/pub/andrea-pugliese/5/416/263/

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