Nel mio percorso di gavetta genitoriale, dopo l'incontro con la nonna sussidiaria di qualche tempo fa, trovo oggi rilevante questa discussione avuta col padre manager.
Lui è un dirigente di alto livello che ha da poco superato i 60 anni. Mentre mi
parla gesticola continuamente. Con me si è sempre molto aperto, gliene sono grato
perché mi dà spunti di riflessione e neanche so perché lo fa. E' sempre incuriosito dalla mia scelta di fare molto il papà, a volte credo quasi che mi
studi, o attenda il mio ripensamento, o chissà cos’altro. Di colpo mi dice:
“Sai, credo di essere stato un padre molto assente e che questo abbia
provocato danni profondi nei miei figli, e nella mia famiglia in generale”. La
figlia grande ha 30 anni, il maschio 25. “Li ho lasciati in carico a mia
moglie, una donna dura, religiosissima. Li ha educati lei. Io intanto guadagnavo in giro per l'Italia. Tanto. Avevo in testa il dovere di assicurargli un benessere duraturo e ricco. Gli ho comprato una casa ciascuno, e
una casa al mare. Gli ho pagato ogni cosa”. Mi ha guardato come se fossi stato
uno di loro: “Non ho fatto bene. Ho sbagliato. E ora è tardi”.
Non avevo nulla da dire.
“Tutta l’educazione, le basi che determinano come sarai da adulto, si
concentra nei primi 5 anni dei bambini. A 10 hai già finito il tuo lavoro vero.
Quello che viene è il raccolto o invece una inutile rincorsa a tappare buchi…” e ha proseguito lungo la strada delle occasioni perse. “Mia figlia è diventata una
fondamentalista religiosa come la madre e si scontrano continuamente senza ascoltarsi. Il
maschio è ateo e disinteressato a noi. Mia moglie ha il pallino della medicina naturale e loro si curano anche il raffreddore cogli antibiotici. In casa c’è sempre una tensione che ti vien voglia di uscirne… ma non posso
dare la colpa a mia moglie, la colpa è solo mia che sono uscito troppo quando ci dovevo essere”. Ho solo annuito, prendendo nota.
Ammettere i prorpi errori e prendersi la propria responsabilita' e' il primo passo, no?
RispondiEliminaVero, ma purtroppo il tempo in questi casi è un giustiziere che arriva prima.
RispondiEliminaGiv'em enough tools. I figli non sono dei genitori, appartengono a se stessi. Bisogna dar loro strumenti (mappe logiche, esempi, valori) e assisterli quando li usano. Intervenire quando lo chiedono o sono troppo timidi per chiedere o hanno appena sbagliato. Ma bisogna sempre permettere a loro di decidere. Abbracci. Luca
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