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sabato 17 maggio 2014

Servono regole per questo millennio, non tassisti incazzati.

Oggi a Milano 300 tassisti inferociti hanno fatto irruzione al Wired Next Festival dove si parlava di futuro e di come tecnologia e Economia della Collaborazione stiano ridefinendo le regole del consumo e della produzione, di beni e servizi. I tassisti volevano impedire a Benedetta Arese Lucini, manager per l’Italia dell’app UBER di parlare in qualità di caso di successo della new economy.

Rabbrividisco perché otto giorni fa ho scritto su questo Blog un post sull'Economia della Collaborazione che mi ha stupito per accessi e condivisione, che cito:
Scontri più o meno espliciti sono all'orizzonte: Albergatori contro AirBnB, Ristoratori contro CookeningTassisti contro Uber, distribuzione alimentare contro Food Assembly, banche contro Social Lending e così via, ... qualcosa andrà distrutto, posti di lavoro andranno persi e altri creati, tante cose andranno regolamentate molti dovranno cambiare pelle per continuare a stare sul mercato. Le corporazioni e i monopoli sono tutte destinate a essere travolte dal mercato che cambia.

Non faccio vaticini, né leggo i fondi di caffè. Osservo e sommo, talvolta sottraggo il rumore di fondo di chi si ostina a sottovalutare la potenza dell’innovazione dal basso. E' il mio mestiere.

Ciò che per Wired è una best practice, per Mario Rossi tassista a Lampugnano è una minaccia epocale, una minaccia di estinzione.
Un mondo nuovo è alle porte, che preme per stravolgere regole e consuetudini, corporazioni e monopoli. Se dopo il risibile tentativo di fermare la musica liquida chiudendo Napster servivano altre conferme che i muri si aggirano, ecco che ce le troviamo in casa. Le agenzie di viaggi sono state decimate da Internet, le Poste hanno cambiato pelle, l’editoria si deve reinventare. I tassisti devono trovare un modo per far parte del mondo che verrà o cambiare mestiere. Uber deve rispettare le regole sostenendo le proprie ragioni nel cambiare.

Perché in questa partita:
  • Non ci sono buoni né cattivi, il mercato vive di vita propria.
  • C’è il passato e il futuro, quelli sì.
  • Ci sono i diritti dei consumatori ad avere servizi di qualità, sicuri e a prezzi equi.
  • C’è il diritto della collettività a esigere  il pagamento delle tasse da chi produce reddito.
  • C’è la fine della divisione tra privato e professione.
  • C’è il disvalore del possesso quando ci basta l’uso.
  • C’è la follia del consumo messa a confronto col riuso, il riciclo, il risparmio.
  • C’è una sfida epocale a cui è chiamata la Pubblica Amministrazione.
Stamattina lavorando a un’ipotesi di piano per lo sviluppo di un ecosistema collaborativo su base regionale scrivevo (scusate la seconda autocitazione, ma questa è perlomeno inedita):


Finora la Pubblica Amministrazione è rimasta passiva rispetto a tali dinamiche, non facendosi permeare (nei processi decisionali, normativi, organizzativi) dalla rivoluzione culturale in atto, senza recepirne l’effettivo potenziale in termini di semplificazione dei processi, progettazione di servizi, creazione di valore per i territori.
Le pubbliche amministrazioni non possono più governare solo in nome dei cittadini, ma se vogliono mantenere credibilità e senso devono farlo con i cittadini che diventano una fonte di energia, talenti, risorse, capacità e idee.
Il settore pubblico è di fronte a una sfida storica: può facilitare lo sviluppo dell’economia della condivisione o osteggiarlo.
Può togliere auto dalla strada, evitare ridurre e rivalutare i rifiuti, includere gli esclusi; mettere a disposizione luoghi, informazioni, competenze perché  acquisiscano creino nuovo valore per la collettività.”
Il ruolo della PA diventa quello di supportare la nascita e l’integrazione di un ecosistema con:
  • Adeguamento della normativa per favorire la transizione da un modello economico all’altro, ammortizzando l’impatto del nuovo paradigma, dando certezze alle imprese e alle startup;
  • Sostegno alle sperimentazioni, con un’attenta analisi di impatto e una rapida messa a sistema laddove auspicabile.
  • Messa a disposizione di luoghi fisici (anche oggi male/sottoutilizzati) dove si sviluppino attività aventi i cittadini come co-progettisti e protagonisti di scambi di idee, talenti, tempo.
  • Promozione di spazi virtuali. Dunque sviluppo e sostegno a piattaforme on line, dove condividere e/o scambiare tempo, talento, libri, auto, spazi verdi, parcheggi, attrezzature, ricette, consigli medici, camere sfitte, libri, energia pulita.
  • Identificare, sostenere, valutare, App a valenza civica in grado di dare soluzioni a bisogni collettivi attraverso strumenti diffusi come smartphone e tablet
  • mettere a contatto esperienze e persone, anche grazie a facilitatori che includano i più deboli, che spingano al dialogo tra generazioni e tra generi, che sorveglino il rispetto della legalità e dei valori democratici e della libertà di espressione.
Le cose succedono anche se non vogliamo. 
Se le affrontiamo con saggezza possiamo  guadagnarci tutti. 

1 commento:

  1. 'Non e' la specie piu' forte a sopravivere, nemmeno la piu' intelligente. Sopravvive la specie piu' predisposta al cambiamento". Charles Darwin

    In poche parole, non c'e' neanche piu' un dinosauro.

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