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lunedì 27 febbraio 2017

Migrare per vivere e per morire.

Uno dei ricordi più limpidi della mia infanzia è legato alla malattia di mia zia. 
Lei abitava sopra di noi e con lei ho passato tanto del mio tempo di bambini. Si ammalò di un tumore incurabile. Siccome era giovane, il suo corpo non cedeva nonostante gli organi interni collassassero uno a uno lentamente fino a portarla al coma. Ricordo negli occhi dei miei genitori tutto lo strazio di quelle settimane, soffrivo in silenzio con i miei cugini. Ero piccolo ma mi era chiaro come l’impotenza di tutti passò presto alla rabbia, al sapere che non c’era rimedio. Fino al giorno in cui mi fu comunicato “Oggi facciamo staccare i tubi e le macchine.”
“Si può?” risposi stupito.
“No, però è giusto. Come si fa sempre in questi casi, diamo centomila lire a una suora di buon cuore e ci pensa lei.”
Qualcosa in me scricchiolò. Era giusto ma non mi sembrava sensato.
Poi passano 40 anni e siamo ancora di fronte al caso di Fabiano Antoniani (alias ‘DJ Fabo’) che sceglie di morire con dignità in Svizzera per non farlo di nascosto in Italia, molti anni dopo il caso straziante e inumano di Michela Englaro costretta per anni a una vita che non voleva, spolpata dalla malattia, dagli avvoltoi più benpensanti e dal coyote Berlusconi. Ed ecco arrivare gli stessi scricchiolii.

Sono rumori sgraziati nella macchina della civiltà, ingiusti cazzotti allo stomaco pochi giorni dopo le polemiche imbarazzanti di fronte alla scelta di un ospedale romano di cercare ginecologi non obiettori alla pratica dell’aborto per garantire un diritto sancito da una legge dello Stato.
E in questo caso ecco che mi tornano alla mente le parole di quel ginecologo che mi erudì: “Le liste di attesa in Italia sono lunghe, la procedura complicata e gli aborti in ospedale si fanno quasi di nascosto. In casi così consiglio ai miei pazienti di prendere un volo da Roma che atterra a Heathrow. Di lì in meno di un’ora sei in clinica, si procede all’aborto e poi si rientra. Tutto in 2 giorni e con meno di 2000 euro.”

C'è da portare avanti una lotta contro tutti gli aspetti del paradosso che ormai vede gli italiani migrare all'estero sia per vivere decentemente che per morire dignitosamente. Temi che darrebbero argomenti solidi e facili voti a qualsiasi forza politica che avesse a cuore il futuro del paese e non solo mantenere il proprio culo sulla poltrona, abbaiare ai migranti e costruire stadi di calcio.