Pagine

sabato 22 agosto 2020

Evidenze utili dal pianeta Austria

Le mie vacanze in Austria, all’apparenza pigre e paciose, portano sempre a considerazioni che sono utili per capire l’Italia. 

Gli highlight del 2020 sono stati:

  • Ricchezza: la vedi, la percepisci, traspare da gesti, abbigliamento, negozi, status simbol, superfluo che diventa necessario. È diffusa, al punto che qui la sinistra non esiste quasi perché non saprebbe davvero cosa rivendicare di più; il massimo che si possono permettere sono i Verdi. Il welfare è incredibile, così come i contributi alle famiglie. L’occupazione è quasi piena e la povertà la vedi quasi solo in relazione al disagio esistenziale (solitudine, separazioni, alcool e simili). La corsa al bio, all’organic, al tofu, al naturale è spasmodica e quasi ridicola; circolano bici elettriche da 4000 euro ovunque; Porche e Tesla come taxi in città; sensazione massima di sicurezza e tranquillità sempre. Nessuno però metterebbe un vestito di seconda mano, accetterebbe un prodotto usato (a meno che non sia una borsa fighissima, fatta con teloni di camion riusati e costi almeno 250 euro). L’evasione fiscale è quasi inesistente.  Certo, hanno i loro scandali finanziari, sessuali, aziendali ma ancora se ne vergognano se vengono beccati, come accadeva da noi prima di Berlusconi.   
  • Arredo urbano: le città sono facili, comode. Le persone sono rispettose del bene comune e questo consente arredi urbani bellissimi, panchine in legno, fontane di acqua fredda, nebulizzatori dall’alto nelle piazze più frequentate e più calde, un’infinità di spazi pubblici per il gioco e lo sport ad ogni età. Ci sono talmente tante ciclabili che immagini che qui Cappuccetto Rosso avrebbe attraversato il bosco in monopattino.
  • Croci: a bordo strada, sulle statali, ogni tanto trovi piantata una smagliante croce bianca. Ho pensato fosse qualcosa di analogo a quanto (abusivamente) si fa in Italia per ricordare qualcuno che in quel tratto è morto. No. È invece una nuova campagna per la sicurezza stradale che parla visivamente e sembra dirti “Ricordati che devi morire… e se non rallenti potrebbe capitare proprio qui”. Creatività e potere di condizionamento.
  • Semafori LGBT: a Vienna, in centro, alcune decine di semafori pedonali sono stati modificati e al posto dell’omino stilizzato abituale in questi casi si trovano: donne, coppie etero, coppie omo nelle versioni uomo-uomo e donna-donna. Mi è stato detto che fu fatto in occasione della finale Eurovision di alcuni anni fa. Poi, gradito dalla popolazione, è rimasto. Simpatico e simbolico.
  • Comunicazione:  vivono abbastanza in una bolla a cui sono stati abituati negli anni della Cortina di Ferro e che gli viene ancora bene per tenere fuori ogni elemento sgradito e dialogare solo con chi vogliono, con chi reputano pari o con chi pagano per i suoi servizi. L’altro giorno tra le 3 notizie date da un canale radio nazionale c’era “La famiglia Fritz ha trovato in cantina un serpente non velenoso lungo 20 centimetri”. Credo si colleghi direttamente al loro benessere: stanno benissimo e non vogliono sapere perché.
  • Covid19: sono disinteressati al tema. È quasi imbarazzante. Annunci roboanti su esercito alla frontiera col mondo e poi i loro numeri sono peggiori degli altri. La cosa interessante è che (a differenza dell’Italia) la comunicazione è tutta schierata a sottovalutare la cosa. Ad esempio: il numero dei casi oggi a Vienna è il triplo di Milano ma non li mettono mai in relazione; sono molto meno attenti a mascherine e simili appena si esce dalle città; da noi ogni giorno si pubblicano i dati per regione, per ASL, per tipologia… qui niente, solo un dato generale in un occhiello a pagina 6 senza confronti.
  • Psicofarmaci e Mastiti: le statistiche ufficiali legate al Covid19 riportano che nelle case di riposo è stato ridotto del 30% l’uso degli psicofarmaci da quando sono vietate le visite dei parenti; le stesse statistiche dicono che è andato a 0 il numero delle mastiti nei reparti ospedalieri da quando è stato vietato la visita alle donne che hanno appena partorito da parte di parenti e amici. Dati su cui riflettere.
  • Red Bull: cosa c’entra? Vi dico una cosa che non sapete: Mateschitz, il padrone della Red Bull è anche padrone di mezza Stiria e di tanta Austria e Germania. Un personaggio da profilo basso. Oltre all’azienda del toro rosso possiede montagne, laghi, autodromi, riviste nazionali, squadre di calcio in mezzo mondo, isole ai Caraibi, ristoranti di lusso. Un plurimiliardario ritenuto illuminato che proietta su un paio di generazioni austriache l’immagine Red Bull di una vita energizzata, edonsta, spensierata e facile.  Se glielo faccio notare, dai loro sguardi capisci che non si rendono conto di come i Mateschitz siano pericolosi, in un paese così piccolo hai la sensazione che possa diventare un vero ‘governo-ombra’.
  • Italia: ci vogliono bene, molti imparano la nostra lingua. È sempre un calore bello che mi fa anche sentire un po’ in colpa perché dopo tanti anni il mio tedesco è ancora piuttosto basico. In questi giorni, sono passati da “Vacanza in Croazia!” a “Tutti in Italia perché la Croazia ci ha raccontato bugie sul virus!”.
  • Alpeggi: anche qui però in molti sono rimasti a far vacanza in zona. Cosa c'è di meglio che andare in montagna e dormire in alpeggio? Uno dei temi caldissimi è stato quello delel famigliole con i completi firmati da 2000 euro, le bici da 4000 e i bastoncini da passeggio in carbonio che hanno invaso le valli sfraccicanden i cabbasisen a malgari e montanari che si sono assai arrabbiati: le mucche non gradiscono, i cani di città fanno casino nei pascoli, ... tornate a casa vostra insomma! 
  • Qualità della vita altissima: oltre la metà delle persone incontrate a Vienna non possiede auto di proprietà perchè in città non serve; una coppia di amici che si è trasferita lì 3 anni fa dopo 27 anni a Roma conferma “La qualità della vita è altissima, tutto funziona, tutto è semplice.” Passo e chiudo.

lunedì 10 agosto 2020

Potevo essere un guru

Sono tempi difficili dove non mancano le domande importanti: che lavoro faremo tra sei mesi? Come riusciremo a studiare? Come si comporteranno i miei clienti? Come superare la  paura? Come posso ottenere il successo che merito se devo rimanere chiuso nella mia cameretta inflebato in una fibra ottica? Quali sono le chiavi di accesso ai pensieri di mio figlio teenager? Come faccio a pubblicare il mio nuovo successo? Cosa manca al mio CV? E così via…

Quando il mercato è saturo di domande quello che non manca mai sono i risponditori. Non tutti sono allo stesso livello. Tra loro, per selezione naturale emergono i nuovi guru.

Operano via Zoom, via ebook, su Youtube. Alcuni esistono da tempo, facevano conferenze costosissime a manager e disorientati vari, altri sfornavano libri sulle aquile che non vogliono essere polli, sul pensiero divergente, sulla seduzione comportamentale, sulla pranoterapesi neurostilistica applicata al team building, sull’intelligenza emotiva della danza sufi. Tra di loro monta una coorte sempre più affollata di personaggi sorridenti che si assegnano etichette di motivatori, mentori, coach, spinn doctor, evangelisti digitali, montemagni, ispiratori, tutti con le risposte giuste.

Meno male che esistono. Alcuni di questi guru sono bravissimi, li ammiro e li osservo in azione per ore come faccio con gli stand up comedians, i predicatori e i fenicotteri rosa. Danno risposte chiare e confortanti. Puoi quasi sceglierle da un catalogo: eccoti serviti “5 modi per chiedere un aumento”,  “4 cose da fare per affrontare il lunedì”, “Fare un superbusiness plan in 10 passi”, “I 3 segreti del funnel marketing che ti cambieranno la vita”, “Lo Yoga della risata per dare il meglio di te”, “Il vero te che è in te anche se”, “Vendere è come respirare”. Sono ansiolitici per vocazione e già per questo fanno un grande servizio all’umanità.

Eccoli in azione: prendono la scena con un bel “Sarà capitato anche a voi…”, ci ficcano un aneddoto che riguarda la loro vita passata “…anche io quando ero ancora un pirla…” che li avvicina a tutti  noi, poi ecco “però quella volta è stato diverso perché …” e arriva la folgorazione di come hanno superato l’ostacolo, “e dunque…” sono lì per rendervi edotti dell’illuminazione toccata proprio a loro e che cambierà la vostra vita perché ha cambiato anche la loro. “Perché voi valete”. Grazie. Applausi.

Non si può fare troppa ironia sui guru. Loro hanno il senso dell’umorismo, meno però i loro seguaci. Senti subito il gelo, come capita a volte quando tocchi in pubblico stravaganze come la religione o gli oroscopi. Quando ci ho provato in aula ho capito che metà dei presenti aveva sborsato il prezzo di un volo aereo per Parigi solo per ascoltarli in una grande sala sulla Via Nomentana e senza buffet all’uscita.

Questi guru moderni sanno dare le risposte giuste per lunghezza e complessità, genericamente vere e comode, motivanti e poco responsabilizzanti, che suonano come perle di saggezza e pregne di vision, ponendoti nel giusto e non lontano dalla meta.

Sono dei fuoriclasse nell’elencare Cosa fare e Come farlo, e svicolare dai Perché.

(Quasi ogni anno mi capita di scrivere un pezzo 'intimo' in agosto. Una valvola di sfogo. Lo vorrei evitare ma ecco che arriva da qui in poi.)

Confesso che il perché è l’unica cosa che mi interessa davvero in quello che faccio (e in quello che fanno o non fanno gli altri). E mi stupisco ancora l’interesse di pochi sui perché.  I Perché sono scomodi e spesso non pagano. Però avere chiarezza sui Perché azzera i rimpianti; non averne, genera i rimorsi.

Potevo essere un guro. Io lo so. Ho una buona favella, una vasta cultura generale, se lo desidero so pure ascoltare, riesco a produrre una visione laterale di qualsiasi cosa, so stupire con poco, avrei anche i giusti tempi scenici. Però.

Però mi annoierei a morte a dare risposte di buon senso. Preferisco stare dalla parte delle domande. Rinuncio ai consigli per vite che non comprenderei mai a fondo perché non ho i loro occhi e quello che coglierei non è dunque reale.

Saprei dire a 1000 persone cosa dovrebbero fare per avere successo e per 800 almeno suonerà sensato e applicabile, però mi vergognerei per aver servito una pietanza da fast food; se tentassi di sciogliere per loro il nodo del perché debbano aver successo servirebbero ore per ciascuno, prenderei molti vaffa’ e mi mancherebbe almeno una laurea in Psicologia.

Lo ammetto, quando insegno per alleggerire la pressione e prendere fiato a volte ci infilo anche io i “7 passi per…” e mentre li elenco mi annoio come se contassi le formiche in fila sul muro. Però quello su cui mi incaponisco è dare spazio a “Perché qualcuno dovrebbe sceglierti? Farti lavorare? Passare del tempo con te? Acquistare un tuo servizio?” Domande che pongo anche a me stesso, diverse volte la settimana, e le cui risposte, sempre approssimative, si formano costruendo la strada da percorrere.

La guraggine funziona se riesci a spacciare per vero belle parole come “Tutti ce la possono fare”, “Se ti impegni, i risultati verranno”, “E’ ovvio che ti meriti l’aumento!”, “Gli ostacoli sono grandi opportunità” e altre sciocchezze simili che agli occhi di una persona razionale cessano di essere vere già durante le scuole elementari. Però è bello ascoltarle da anche adulti, circondati da altri adulti e poter così credere ancora alle favole. Per il guru è facile dirle specchiandosi nelle aspettative di chi ha davanti, serve solo un po’ di esercizio, preparazione, un grande ego e la capacità di non dire nulla di indigesto.

Io li riconosco subito quelli che non si meritano nessun aumento, che stanno per andare a sbattere perché neppure vedono gli ostacoli, o quelli che della vita vorrebbero solo la panna e che tu manovrassi pure il loro cucchiaino, quelli che sono finiti sul binario sbagliato, quelli che non hanno avuto fortuna, e non ho né la forza né la capacità per influire davvero nelle loro vite, soprattutto se non si chiedono perché questo dovrebbero farlo accadere.

Io li vedo come li vede qualsiasi guru. A dare però rispostine ansiolitiche non ci sto. A dirgli che va tutto bene lascio che siano i film americani e gli hashtag pandemici.