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sabato 14 luglio 2012

Fantozzi contro tutti (in memoria del posto a tempo indeterminato)

All’ombra meridiana dei pini marittimi, mio figlio srotola fiducioso 5 centimetri di lingua in attesa di sentire il dolciastro del francobollo sulle papille. Gli piace, si rende utile in una mansione vintage: manderemo alcune cartoline in technicolor alle zie non ancora raggiunte dall’ADSL. D’improvviso un flashback mi riporta al fotogramma del Ragionier Fantozzi intento al medesimo incarico: eccolo Ugo, con la sua lingua cartonata che umetta il retro di migliaia di francobolli, leccare culi, pulisce il portacenere e le vetrate del megadirettore galattico dell’azienda.
Da tempo Fantozzi è sparito, neanche lo passano più in tv: un non-modello eversivo, diseducativo e malinconico. Uno che per tenersi il posto farebbe qualsiasi cosa.
Se ne parli con chi ha meno di 30 anni ricevi solo risposte del tipo “Non lo conosco”, “L’ho visto una volta e mi dà tristezza”, “E’ una scemata”, "Noioso", "Lo guardava mi padre", con alzate di spalle distratte e annoiate. Gli stranieri, poi, non l’hanno mai amato né capito.
Eppure io/noi ridevamo, e pure tanto. E lo citavamo a memoria, e lo riconoscevamo dei nostri.
Fantozzi è sparito, perché lo spirito di Fantozzi è morto. Morte sono le ragioni che ci facevano ridere. Ridevamo perché Fantozzi era un po’ ciascuno di noi, tutti noi ne conoscevamo uno ‘vero’, un parente, un amico di famiglia, un vicino incravattato come in una garrota.
A differenza di Bud Spencer (rozzo caciarone con cervello sottodimensionato e indole giuliva) Fantozzi non si è rivelato immortale. Perché Fantozzi è il posto di lavoro a tempo indeterminato il cui possesso valeva qualsiasi umiliazione, perché dava certezze. Consentiva il mutuo della lavatrice e le rate della macchina, la sensazione di essere su un gradino e non su un piano inclinato, il pensiero che ogni giorno ci sarebbe potuto essere un bastone o una carota sulla testa ma non nel culo. Il posto fisso è finito, Fantozzi è finito. Nella società liquida Fantozzi andrebbe a fondo come una sgradevole zavorra. Per molti, oggi, le ragioni per invidiarlo sarebbero maggiori di quelle per riderne e compatirlo. Meglio andare oltre, ai vampiri di Twilight magari.
Proprio come il mio bambino col suo papà, Fantozzi in azienda si piega a tutto perché sa come il proprio legame aspiri all’eterno secondo uno schema che dai moderni team builder avezzi a farci dimenticare il precariato cronico verrebbe definito win-win anche in presenza di perenne lingua cartonata e improbabili partite a tennis nella nebbia più fitta col ragionier Filini, dell'Ufficio Sinistri.

2 commenti:

  1. Devo confessarti che Fantozzi, come Mister Bean, non mi hanno mai fatto molto ridere. Mi mette un po'a disagio la comicità costruita sull'inadeguatezza e sulla piccineria. Nel caso di Fantozzi, a maggior ragione. Ma certamente la tua analisi è tristemente puntuale.

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  2. I miei figli (20 e 21 anni) lo conoscono e lo apprezzano: ridono e riflettono, che è quello che intendeva Villaggio . . . . (il messaggio è arrivato)! Luca

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