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giovedì 13 settembre 2012

Il papà manager (assente): Complementi di educazione per genitori (caso 2).


Nel mio percorso di gavetta genitoriale, dopo l'incontro con la nonna sussidiaria di qualche tempo fa, trovo oggi rilevante questa discussione avuta col padre manager.
Lui è un dirigente di alto livello che ha da poco superato i 60 anni. Mentre mi parla gesticola continuamente. Con me si è sempre molto aperto, gliene sono grato perché mi dà spunti di riflessione e neanche so perché lo fa. E' sempre incuriosito dalla mia scelta di fare molto il papà, a volte credo quasi che mi studi, o attenda il mio ripensamento, o chissà cos’altro. Di colpo mi dice: “Sai, credo di essere stato un padre molto assente e che questo abbia provocato danni profondi nei miei figli, e nella mia famiglia in generale”. La figlia grande ha 30 anni, il maschio 25. “Li ho lasciati in carico a mia moglie, una donna dura, religiosissima. Li ha educati lei. Io intanto guadagnavo in giro per l'Italia. Tanto. Avevo in testa il dovere di assicurargli un benessere duraturo e ricco. Gli ho comprato una casa ciascuno, e una casa al mare. Gli ho pagato ogni cosa”. Mi ha guardato come se fossi stato uno di loro: “Non ho fatto bene. Ho sbagliato. E ora è tardi”.
Non avevo nulla da dire.
“Tutta l’educazione, le basi che determinano come sarai da adulto, si concentra nei primi 5 anni dei bambini. A 10 hai già finito il tuo lavoro vero. Quello che viene è il raccolto o invece una inutile rincorsa a tappare buchi…” e ha proseguito lungo la strada delle occasioni perse. “Mia figlia è diventata una fondamentalista religiosa come la madre e si scontrano continuamente senza ascoltarsi. Il maschio è ateo e disinteressato a noi. Mia moglie ha il pallino della medicina naturale e loro si curano anche il raffreddore cogli antibiotici. In casa c’è sempre una tensione che ti vien voglia di uscirne… ma non posso dare la colpa a mia moglie, la colpa è solo mia che sono uscito troppo quando ci dovevo essere”. Ho solo annuito, prendendo nota.

3 commenti:

  1. Ammettere i prorpi errori e prendersi la propria responsabilita' e' il primo passo, no?

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  2. Vero, ma purtroppo il tempo in questi casi è un giustiziere che arriva prima.

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  3. Giv'em enough tools. I figli non sono dei genitori, appartengono a se stessi. Bisogna dar loro strumenti (mappe logiche, esempi, valori) e assisterli quando li usano. Intervenire quando lo chiedono o sono troppo timidi per chiedere o hanno appena sbagliato. Ma bisogna sempre permettere a loro di decidere. Abbracci. Luca

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