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giovedì 1 gennaio 2015

Rispetto per le minoranze, considerandole un valore per tutti: secondo desiderio per il 2015

Lo ammetto, non mi sento parte di nessuna minoranza etnica, religiosa, sessuale o linguistica e dunque potrei fregarmene ma sento il mancato rispetto per una ‘categoria’ di persone come un’aggravante alla mancanza all’oltraggio fatto ai singoli. Poi, se le persone sono più felici, le cose funzionano meglio, tutti lavoriamo con maggiore passione, si produce qualità della vita e essere italiano diventa facilmente motivo di orgoglio e non l’anticamera per l’emigrazione.
Metto dunque il rispetto e la valorizzazione delle minoranze nei miei desideri per il 2015.

Nel concreto, alcuni esempi che non esauriscono di certo il tema:
  1. Una moschea in ogni provincia (almeno). Trovo incivile che in tutta Italia esistano solo 8 moschee (di cui 4 aperte nel 2013). È vero, esiste una sostanziale libertà di culto ma il culto senza i suoi luoghi è destinato alle rivendicazioni. I mussulmani sono circa 1,5 milioni e l’ingiustizia mi pare evidente. Per iniziare, credo che andrebbe reso obbligatorio alle Amministrazioni la costruzione di una moschea ogni provincia. I fondi possono venire dall’8 per mille, da oneri di urbanizzazione o anche dal bilancio.
  2. Una politica di buon senso con i rom. Sapete quanti sono i rom in Italia? Circa 150.000, diciamo lo 0,25% della popolazione. Tra questi, vive nei campi circa un quarto. Se sono percepiti come un ‘problema’ vuol dire che in molti desiderano che siano tali, che siano capri espiatori, che diventino fonte di lucro. Mi indigna non vedere una politica di lungo termine, definita con i rom, volta a aumentarne la qualità della vita con percorsi stabili di educazione alla cittadinanza, inclusione socio lavorativa, stabilizzazione dei giovani nei percorsi scolastici, valorizzazione del bilinguismo. E, in parallelo, percorsi di lotta al pregiudizio che coinvolgano anche me.
  3. Legittimazione dei matrimoni gay. Credo che il Paese sia pronto a riconoscere agli omosessuali un diritto che deve essere di tutti. Stiamo parlando di oltre 2 milioni di persone senza colpa né malattia che non possono essere se stesse. La mancanza dei matrimoni gay nel nostro ordinamento, oltre a rendere poco attraente l’Italia per il 5% circa della popolazione mondiale,  è una grande perdita per tutti perché la felicità dei singoli genera valore per la comunità.  
  4. Un futuro ai lavoratori precari. Nella discussione politica e sindacale, quella deiprecari è percepita come una minoranza: e di questo politica e sindacato pagheranno pegno.  È una minoranza mediatica che è maggioranza nel mercato del lavoro. Sono tanti singoli che non hanno tempo per lottare perché devono lavorare. Sono milioni di lavoratori che si arrabattano con una flessibilità circense e - anche quando riescono a pagare l’affitto - hanno la certezza di non poter arrivare a una pensione decorosa. Tengono in piedi il sistema pubblico, il welfare, molti servizi educativi, la produzione di cultura e i servizi alle persone. La prima cosa da fare sarebbe riequilibrare il divario di tutele e di ricchezza che hanno dai lavoratori garantiti, specialmente nel Pubblico Impiego. 
In questo mio desiderio non sono né particolarmente altruista, né troppo sognatore, vedo che c'è spazio per tutti, per le nostre diversità, per la ricchezza che ogni persona porta con sé, e odio l'idea che vada sprecata nella solitudine, nel rimpianto o nel rancore. 


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