Il largo dibattito intorno al referendum in Grecia mi ha
trovato silenzioso.
Non stavo con il “sì”
e neppure con il “no”. Mi è parso ridicolo e furbesco lo stesso
referendum che – come si è visto a posteriori – ha comunque portato a un
drammatico e inevitabile accordo. La materia è estremamente complessa e io non
ne so abbastanza. Se parliamo di servizi per l’impiego, di politiche dell’Unione
Europea, animazione di comunità e territori, di cinema, cibo, figli, funghi e poche altre cose
posso esprimermi per competenze e esperienze, e spesso lo faccio con foga, ma sulla Grecia, bho?
So che negli anni ho imparato a evitare i partner
greci nei progetti in quanto totalmente inaffidabili nella forma e nella
sostanza, ma questo vale anche per alcune regioni italiane. Non ho davvero idea di come
possano fare a ripagare il debito (matematicamente impossibile in questo
millennio) e mi pare legittima anche la posizione di chi ha dato alla Grecia
più soldi che l’intero Piano Marshall e ora vuole garanzie. In generale credo
che ci sia chi è pagato e ha pure la passione per immaginare soluzioni in
materia, che ci mettano la testa, che lavorino sodo.
Un altro bel tema su cui me ne sto sempre zitto è la TAV. Leggo
tutto, provo a capire. Non sono un geologo, né un esperto di trasporti. Mi
piacciono le montagne e vorrei un’Europa connessa. Vedo alre decine di tunnel che si fanno allegramente e poi gli scontri in Val di Susa. Delego anche qui perché altrimenti
sarei ridicolo. Direi solo sciocchezze degne di uno speciale di Studio Aperto.
Tacqui anche molto in relazione alla tragedia delle Torri
Gemelle. Ricordo benissimo la mia prima timida impressione: “Gli americani se la sono
cercata.” Dopo cinquant’anni di
guerre fatte o fomentate qui e là, qualcuno li aveva presi in contropiede. Non
capita di certo alla Svizzera o al Canada. Secondo la stessa legge del taglione
che loro stessi hanno ingegnerizzato, quello che accadde era proporzionato a
quello che loro facevano nel mondo. Ero schifato dal mio cinismo e volevo quasi che toccasse alla logica e non alla violenza rispondere. Poi c’era la posizione di chi riteneva la
forza il vero strumento di pace, eccetera. Lì non mi sono mai avventurato
nell’appello di chi fossero i buoni e i cattivi. (devo però aggiungere che l’accordo
tra USA e Iran di questi giorni, se avrà futuro, è di gran lunga la cosa più
interessante successa in geopolitica dalla caduta del muro di Berlino)
In assoluto la prima volta in cui il mio ego, comunque
tuttologo come quello di molti, si è arreso alla complessità è stato con la
Guerra dei Balcani. Quella guerra la ricordo straziante per il coinvolgimento
di popolazioni povere e innocenti e anche perché nonostante fosse a due passi
da casa nostra non si capiva nulla, niente buoni e cattivi, solo un nodo
intricato di interessi, sadismi, nazionalismi, mafie, poveracci, religioni. Tutto
era così intricato che la mia speranza era solo che chi avesse più intelligenza
e visione potesse definire obiettivi di pacificazione e raggiungerli.
Non mi sono mai espresso anche sui temi sportivi ma lì, lo ammetto, all'incompetenza aggiungo l'incapacità di capire la ragione stessa dello sport agonistico.
Questo era il coming out di inizio estate.
Lo so, non è nulla di che, a me però è
serve scrivermi (che è la ragione principale per cui questo blog è attivo)
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