Tra i punti qualificanti la Buona Scuola vi è l’introduzione
estensiva delle esperienze di Alternanza
Scuola Lavoro (ASL). Si tratta di far un’esperienza in ambiente lavorativo nel
secondo biennio e nell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado,
con una differente durata complessiva di almeno 400 ore negli istituti tecnici
e professionali e almeno 200 ore nei licei.
Niente di nuovo per i professionali, un salto nel buio per tutti gli altri, specie per i licei.
L’intento pedagogico è nobile: consentire al ragazzo di
aprire gli occhi sul mercato del lavoro, verificare le proprie attitudini,
dargli elementi per fare scelte per il prosieguo degli studi.
Lo spaesamento della scuola è comprensibile: si ritrova a
gestire un obbligo alieno alla missione percepita, per il quale non vi è
preparazione né sincero interesse. A essere stati presi in contropiede sono
stati tutti: scuole che non hanno mai avuto relazioni col mercato del lavoro,
famiglie disorientate, aziende sommerse da richieste di 16enni ai quali non si
ha idea di cosa far fare.
Il fatto che una cosa simile funzioni in Germania ha
convinto il legislatore che possa funzionare anche qui. La differenza non sta
però nella lingua e nei capelli biondi: lì hanno molte aziende grosse e
strutturate, in grado di gestire i ragazzi, con tempo/ragioni/contesti in cui
la cosa può funzionare. Le nostre microaziende non sono idonee e un’attività
del genere non ha chance per essere accolta come dovrebbe.
In breve: in Italia non può
funzionare sui grandi numeri.
Siccome però è stato piazzato lì, occorre affrontare il tema in qualche modo che non sia l'eterna 'sperimentazione' all'italiana.
Pochi giorni fa ero presente a un convegno dove un'importante Università esprimeva questo concetto: a) noi prendiamo Soldi dallo stato in
base agli iscritti; b) noi facciamo 2800 esperienze di ASL l’anno con ragazzi
delle superiori che vengono a lavorare dentro l'Università… c) lo facciamo per farli iscrivere da noi. d) Ai nostri iscritti invece non
facciamo fare nessuna esperienza di lavoro perché non abbiamo rapporti col
mondo del lavoro e non ce ne viene niente.
Intanto due giorni fa il Ministero
del Lavoro ha annunciato la firma di un accordo con McDonald’s e altre aziende
per garantire circa 28.000 posti l’anno in ASL. Indignate reazioni sindacali e del MOIGE si sono sprecate denunciando quelle che
sono a mio avviso posizioni preconcette e ignoranza di fondo sugli obiettivi
dell’ASL e sul ruolo educativo che tali attività possono avere.
C’è chi invoca ‘coerenza’ tra il percorso di studi e l’esperienza.
Come se fosse facile, come se qualcuno sapesse che lavoro i ragazzi andranno a
fare dopo i licei. Come se a uno che frequenta il classico non facesse bene
pulire un bancone, socializzare con ragazzi precari, trovarsi dalla parte di
chi produce invece che tra chi compra.
Qui si tratta di acquisire le cosiddette life skills: essere puntuali, ordinati,
proattivi, saper interagire al momento giusto, essere consapevoli delle regole
scritte e non. Serve a comprendere se si è portati a lavorare all’aperto, con
le persone, le cose, i numeri, gli animali.
Penso che un po’ di McDonald’s ai liceali potrebbe servire molto a
avere universitari più motivati a non fare quel lavoro, invece delle frotte
di giovani spiaggiati negli atenei che attraversano gli anni dell’accademia senza un minimo progetto
di vita che non sia quello di allontanare il più possibile l’ingresso nel
confuso mercato del lavoro.
In questo quadro confuso, nelle Scuole la parola d’ordine dei
professori agli studenti è: “Sbattetevi con le vostre famiglie per trovarvi un
posto dove fare ASL. Contattate zii, amici di famiglia, chiunque abbia buon
cuore”. Per molti genitori sta diventando: trovare un’azienda a cui dare 500 euro
sottobanco perché prendano il figlio per fargli fare cose di una certa qualità.
Dopo il florido mercato delle ripetizioni, un altro nuovo mercato del nero. Sì perché
per un’azienda che non sa che farsene del ragazzo l’ASL è un peso e un costo. Certo,
poi ci sono le eccezioni, le aziende che lo usano per avere il polso del
mercato, selezionare tirocinanti, respirare Millennials, creare relazioni, ma
sono mosche bianche che nessuno interessa mettere a sistema.
Ben venga McDonald’s e i suoi amichetti allora e – per favore
– che l’Università rinunci a offrire esperienze farlocche utili solo aumentar
gli iscritti. Ben vengano anche esperienze in Fab Lab, spazi di Coworking, artigiani, agriturismi.
Non sono contro l’idea di fondo dell’ASL,
anzi all’opposto mi fa rabbia che sia un obbligo per molti senza effetti pratici
se non la discontinuità didattica e la perdita di ore. Si dovrebbe piuttosto
supportare progetti scolastici che prevedano una relazione col mercato dentro
la scuola, portando testimonianze dall’esterno, sviluppando project work volti
a fare ricerca e risolvere problemi reali, dando un senso alle materie studiate incluse filosofia e musica.
Infine, come in tutti i paesi del primo mondo, è arrivato i
momento di far capire a famiglie e ragazzi come chi non prova nemmeno a dare un
senso alle sterminate 3 mensilità di ferie estive con lavori/tirocini/volontariato
di almeno un mese sarà sempre più svantaggiato nel mercato del lavoro. Questa è
l’Alternanza che serve al curriculum, il resto sono giochi di ruolo.
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