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mercoledì 27 gennaio 2016

Vi anticipo il mio intervento di 180 secondi al RomaPuoiDirloForte

Oggi 28 gennaio, in Galleria Alberto Sordi sono invitato a portare la mia briciolina di idee al prossimo governo di Roma. Ho 180 secondi, sono pochissimi e sfidanti. L'iniziativa si chiama Roma puoi dirlo Forte! 
Questo intervento è stato costruito anche grazie a due giorni di crowdsourcing di idee sui social network. Strumenti come questi potrebbero supportare un’amministrazione capace di ascoltare.

Nel giorno in cui mi hanno invitato a intervenire, sotto il ponte della stazione Tuscolana sono apparse delle belle righe per delimitare la corsia riservata alla bici: le hanno fatte i cittadini. Andatele a vedere, sono meglio delle opere di Bansky. E' illegale farsi le righe? Possiamo discuterne... Perché i cittadini sanno cos’è la mobilità e se volessimo davvero risolvere il problema avrebbero mille contributi da dare.
Da qui la prima parola che porto alla vostra attenzione è MANUTENZIONE.

Amministrare una città significa fare Manutenzione, di tutto: delle infrastrutture materiali e immateriali, dei diritti, dei doveri, delle competenze, dell'organizzazione, della memoria. Manutenzione è rilevare i cambiamenti per un adeguamento tempestivo ad essi. La manutenzione fa funzionare il presente. È un obiettivo di minima, necessario, invocato dalle liste civiche, dai 5 Stelle, è il #torneràpulita di Storace, tutti sicuri che sia la risposta a chi ormai dalla politica non si aspetta niente di più.
La manutenzione da fare non ‘per’ i cittadini ma ‘con’ essi. Vediamo tutti come i Retaker stanno ridefinendo il concetto di cittadinanza attiva, i tanti gruppi efficaci nell’aiutare i migranti, che tengono aperte biblioteche o puliscono parchi. Non sono tappabuchi, sono cittadini impegnati e hanno molto da dire a chi sa ascoltare.

A me però un presente migliore non basta, voglio vivere in una città che guardi al futuro e credo che la politica abbia anche l’imperativo morale di sostenere INNOVAZIONE.
L’Innovazione non può essere imposta. Non si può dire a nessuno INNOVA!
Il Comune deve favorirla, semplificare la vita a chi la fa, liberare spazi per imprese e coworking, dare chance anche a chi ha fallito. Occorre coraggio, perché non ci può essere innovazione senza il fallimento. Occorre saper ascoltare per decidere. L’innovazione si fonda sulla diversità, è mettere a proprio agio i diversi, e questo deve essere un impegno di un Comune che guarda al mondo.

Da un punto di vista sistemico è interessante il modello della Cabina di Regia su Fondi EU della Regione. Il Comune è ora organismo intermedio per la gestione dei Fondi strutturali regionali, 260 milioni in 7 anni, occorre evitare i progettini e creare un ecosistema favorevole all’innovazione.
Ho chiesto all’assessore di Bologna come ha fatto a varare il Regolamento diPartecipazione per la Cura e la Rigenerazione dei Beni Comuni che ha ripensato i rapporti tra comune e cittadini attivi. Mi ha detto che la pressione dall’interno era tale che non poteva sottrarsi ad ascoltare l’esterno. Perché nessuna pressione 'da sotto' sarà ascoltata come quella dei dipendenti comunali che sono cittadini e sognano, riciclano, consumano, partecipano a social street, vanno in bici, hanno figli che non vogliono emigrare per trovare lavoro. ASCOLTO è dunque l’ultima parola che mi sta a cuore.

Se Roma sarà un bel posto dove vivere, nessuno la batterà come posto dove lavorare, viaggiare, ritornare… io vorrei che il medico mi dicesse che devo andare una volta all’anno a Parigi o Londra, invece quando invito gli amici qui rispondono “Sono già venuto 5 anni fa”.

Cosa sposta la prospettiva? I murales a Tor Marancia e a Furio Camillo. I festival del Cinema, le proiezioni a Via dei Fori, la Maker Faire, le mostre. E poi le persone e le imprese che si fidano del territorio perché il territorio si fida di loro, anche se non ancora della politica.

(Alla fine i secondi sono stati meno di 100 e il mio intervento è venuto fuori così )


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