Pagine

lunedì 25 gennaio 2016

Quando 'partire' si coniuga al futuro imperfetto (caso 13)

Sabato pomeriggio c’è stata la festa per la partenza di Vittoria.
Vittoria ha 9 anni e va negli Stati Uniti, da qualche parte sulla costa Est. Abbiamo organizzato la festa per tutta la classe, perché i bambini si salutassero come si deve dopo tre anni passati assieme sui banchi.
È la terza compagna che lascia la classe in due anni perché i genitori in Italia non riuscivano a far quadrare i conti. Vittoria in USA ha dei parenti, il padre si lancia nella ristorazione, la casa si trova, l’azienda si apre in una settimana, se sei bravo i soldi sbucano fuori. E anche se non fosse esattamente così, occorre crederlo per trovare lo slancio.
All'età di 9 anni non vi è la cognizione del tempo e il ‘partire’ è solo un verbo della terza declinazione. Per i bambini gli Stati Uniti valgono Bologna o un quartiere qualsiasi della nostra grande città. Si salutano come ogni giorno perché è normale che gli amici si rivedano. Noi sappiamo che sarà difficile, se non impossibile però non glielo chiariamo, è come dirgli che Babbo Natale non passerà più.

Per un po’ circoleranno foto e auguri di buon compleanno, dalla prossima festa di Carnevale ci collegheremo via Skype e con un megaselfie. Forse tra un paio di anni Vittoria tornerà per le vacanze e andrà a fare un saluto agli ex compagni che stenteranno prima a riconoscerla, poi annulleranno in un attimo la distanza dei chilometri e degli anni di separazione, infine scopriranno come ci sia qualcosa di diverso se sei cresciuto di dieci centimetri e ti mancano esperienze condivise.
Intanto noi genitori guardiamo Pietro e Serena, i genitori di Vittoria, e ci immaginiamo nei loro panni perché in parte li vestiamo tutti i giorni. Vestiamo la stessa difficoltà a far quadrare i conti col presente, le ansie legate a decisioni importanti da prendere, le acrobazie nell’immaginare il futuro dei bambini al punto a volte da volerlo negare.

Mentre ci stringono le mani raccomandandosi di chiedergli l’amicizia su Facebook li accompagniamo col cuore, perché desideriamo come loro di rimanere e comprendiamo le ragioni del partire. 
Abbiamo forse qualche ragione in più per stare, qualche euro di più in tasca, qualche peso di più nella testa.

Però vogliamo davvero tutti che sulla East Coast ci sia almeno il sapore di quello che qui non potevano avere.


Nessun commento:

Posta un commento