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martedì 12 gennaio 2016

Leggere senza genere né generi.

Il caso monta poco prima di natale dopo l’incauta affermazione del direttore della libreria La Feltrinelli di Bologna riassumibile in “Non leggo libri scritti da donne”.
Era comunque già da tempo che anche come autore mi confrontavo con le questioni di genere legate all’editoria.

Il mio romanzo tratta di un uomo lasciato da una donna all’improvviso. Di lei sappiamo poco. Forse si è stufata, dei due è la più coraggiosa, non ha un amante, e di lei non vi racconto molto altro perché mi interessa seguire la storia di lui, che è il protagonista.

Il manoscritto ha ricevuto per oltre due anni molti apprezzamenti dagli editor e simmetrici lapidari commenti dagli uffici marketing. 
Una sintesi delle risposte ricevute è:
  • Trovati un editore piccolo stavolta, perchè la narrativa è letta al 70% da donne, gli uomini rappresentano il 70% dei lettori di saggi e biografie. Sappilo. (per inciso, il libro va verso la seconda edizione, con soddisfazione mia e dell'editore che ha investito)
  • Tutti cercano in quello che leggono conferme e evasione, non si vuole essere messi in discussione. La storia di un uomo lasciato all’improvviso dalla moglie ‘solo’ perché lei è cambiata e lui no spaventa le lettrici che difficilmente accettano la sfida perchè hanno difficoltà nell'empatizzare sia con con lui che con lei. Passerebbe forse se l’autore fosse donna ma non uomo come te.
  • Questo vale anche al cinema: pensaci, sono pochi i film in cui lui rimane solo (tipicamente vedovo perché nessuna lascia Raul Bova o Alessandro Gassman) e poi comunque si rifà una vita con un’altra donna e non immaginando la vita in montagna con venti vacche  

Ero già dunque turbato da queste schematizzazioni quando il direttore di Feltrinelli Bologna ha detto la sua. Stufo marcio di semplificazioni, come immagino altri, ho fatto mente locale alla mia libreria e al mio passato da lettore.

Leggere, così come frequentare, le donne mi è sempre sembrato il modo migliore per avere un punto di vista non scontato né accondiscendente sulle mie azioni e sugli interrogativi che mi pongo.
Nell’adolescenza mi ha illuminato la narrativa giornalistica di Oriana Fallaci, il suo sguardo al mondo. Ciò è culminato con la scelta di portare “Un Uomo” alla maturità contro il volere della prof che si era illusa che i miei apprezzamenti per Svevo me lo facessero scegliere. Alice Sebold e il suo “Amabili resti” ha avuto un ruolo di forte ispirazione, direi di insegnamento, per il mio “Il Donatore”. Le “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar è dentro di me quando devo dare il senso a termini come ‘amore’, ‘bellezza’, ‘potenza’, o materializzare i rapporti tra generazioni.
Nel 1999 viaggiando da solo in Nuova Zelanda ho comprato un libro che pareva di discreto successo nelle librerie locali, mai visto in Italia. Mi fulminò per intelligenza, bellezza e gusto per la lingua. Tornato in Italia lo suggerii agli occhi più attenti e curiosi. Si trattava di “Harry Potter and the Philosopher’s Stone” di tale J.R.Rowling il cui sesso a quel tempo mi era sconosciuto.
In me c’è poi Amelie Nothomb e la sua “Metafisica dei tubi”, Jhumpa Lahiri e il suo “L’Omonimo”, e la Allende. In Italia adoro l’intelligenza di Valeria Parrella e la modernità di Michela Murgia.
E' poco, lo so. So di avere lacune infinite. 
Alcuni anni fa mi sono imposto di leggere i classici del ‘900 e ne ho provato soddisfazioni infinite. In questi giorni mi sono convinto che il 2016 diventerà l’anno in cui molte nuove autrici entreranno nei miei pensieri.   

Sono tra quelli che ancora i libri li compra, nuovi e di carta (perché è giusto, perché l’editoria deve vivere, perché sono feticista e altro). Visti i prezzi, sono dunque un po’ spiazzato davanti a un’offerta drogata dal marketing e dall’effetto Che Tempo Che Fa. Non ho dubbi nell’avvicinarmi alla Morrison o alla Munro, parecchi con altri autori e autrici.

Dopo questo impegno pubblico, accetto suggerimenti e opinioni in merito. Ne faccio tesoro e magari poi li giro al direttore della Feltrinelli di Bologna  

1 commento:

  1. alla Feltrinelli di Largo Argentina c'era persino uno scaffale con libri per bambini e un altro per bambine. Il giro del mondo in 80 giorni era da maschi, così come i libri di Verne e Salgari. Per le femmine si doveva scegliere tra Heidi e Piccole donne. Guardando allibita quello scaffale ho ripensato alle tutine della Chicco, rosa per lei e azzurro per lui… io per mia figlia le ho comprate verdi e gialle!

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