Guardo poco la tv, davvero il minimo necessario per soddisfare qualche curiosità culturale, risciacquarmi il cervello con alcune fiction ben fatte e tenermi ben aggiornato su 'ciò che la gente guarda' per avere qualche elemento in più per capire cosa la gente pensa e di cosa ha paura.
E nel mio poco permanere davanti allo schermo riesco ancora a irritarmi per l'usanza becera, irrispettosa, mai discussa e mai condannata che ha il duopolio Rai/Mediaset di sincronizzare gli intervalli pubblicitari per scoraggiarti dal cambiare davvero canale.
Sei su Rai2, il tuo investigatore preferito sta per scoprire perchè il cinese defunto ha un microchip nello stomaco, e lo spot dell'auto coreana che sprizza allegria entra col jingle deficiente; tu reagisci spostandoti su Italia1 per una mesta occhiata alla triste allegria delle Iene ma prima di te un'auto francese si è sostituita alla carrozzeria della signora Totti per sottolineare come nel traffico le francesi sputacchino meno anidride carbonica; vai a pisciare, ti prendi un bicchiere d'acqua, torni e c'è una birra allegra come un'auto coreana; skippi allora sul Rai1 sperando che ci sia una pubblicità di biancheria femminile e invece ci trovi Bruno Vespa che gobbeggia intorno a un serial killer; allerta! è il segnale che ovunque gli spot sono finiti in quel momento esatto, torni su Rai2 e del microchip hanno però già parlato, hai perso il filo delal storia e l'investigatore sale su un taxi e dice "insegua quell'auto".
Ecco, l'auto che ci insegue su tutti i canali è l'obiettivo primo del mezzo televisivo. Corre, l'auto, su inesistenti strade nel verde, con inesistenti autisti sorridenti, felici di portare la propria gioia di possesso verso divani sconosciuti. E, nel frattempo, l'impossibilità di sbirciare cosa fa la concorrenza durante quella pausa spot diventa un grande disincentivo a cambiare canale; specularmente, la certezza che quando c'è la pubblicità essa sia ovunque ci tranquillizza sul fatto che ovunque ci sia anche la stessa triste programmazione afona. La tv ormai esiste perchè esiste lo spot e il palinsesto risponde solo alle esigenze di riempire gli spazi tra uno spot e l'altro.
Ci tornerò, c'è molto da dire su questo tema, non sulla televisione, non mi merita, ma sul dominio del mercato sulla realtà.