Nasci donna.
Una fortuna, dico io. Una sfortuna,
dirai tu almeno 1000 volte nella vita; spero credendoci di meno ogni volta che
lo ripeti.
Vi trovo sempre più interessanti
degli uomini. Non è perchè mi piacciono le donne, no, è perché in
un uomo cerco conferme e in una donna trovo la ricchezza del confronto.
Avete la determinazione,
l’intelligenza, la curiosità che vi rendono capaci di guardare al Presente con senso
di realtà e al Futuro con speranza, come se fosse uno scrigno di opportunità da
scoprire.
Vi ho sempre considerato superiori
anche quando voi per prime non ci credete. Se avessi visto tua madre serrare
le mascelle per darti lo slancio per venire alla luce, mi capiresti meglio. I
sacrifici fatti da tua nonna e dalla tua bisnonna per far quadrare il bilancio
familiare, educare i figli, tenere assieme la famiglia, valgono dieci quelli
di un uomo amministratore delegato di una multinazionale.
Siete superiori nelle professioni perché
la vostra intelligenza si alimenta di soggettività e non solo di fatti. Per voi
l’evoluzione è un’opportunità, per noi un ostacolo. Non avete paura dei
sentimenti. Sarete sempre indispensabili; noi uomini molto meno.
Nell’immaginare la ragnatela dei
possibili percorsi nel tuo futuro non posso fare a meno di pensare alle donne
che conosco, al loro presente e ai loro passati. Tua madre, mia sorella, zie,
nonne, amiche, professoresse, colleghe, educatrici, ex fidanzate. Frequentandole
ho ammirato il loro slancio nell’affrontare la vita, la sensibilità che le
rende partecipi ai drammi come alle gioie, la sicurezza che hanno quando serve
davvero, e la loro guerra quotidiana contro gli ostacoli che una società governata
dagli uomini gli impone.
Sai, siamo nel 2013 ma capita
ancora che su di voi vengano calati a forza ruoli umilianti. Non parlo dei
fondamentalismi religiosi in qualche angolo di terzo mondo ma del qui e ora. C’è
chi prova a imporvi se, come e quando vestire, lavorare, educare, riprodurvi,
pensare, persino amare. C’è
a chi fa comodo che l’uomo comandi e la donna obbedisca. È un gioco di ruolo
datato, superato dalla Storia, che ha fatto danni epocali provocandolo dolore e
infelicità sia tra le donne che tra gli uomini. È che alcuni fanno finta di non
averlo capito.
Sai, l’uomo, abituato da sempre a
occupare tutti gli spazi che contavano e a amministrare i diritti della donna (con
bizzose concessioni soggette a regole e umori da lui solo definiti), ha visto
sgretolarsi le proprie possibilità di controllo e ha reagito con violenza. Certo,
per alcuni è stato difficile essere degradati da monarca assoluto a membro di
un consesso democratico il ché, se non si capisce il valore della democrazia,
può sembrare un’umiliazione.
Ciò ha dato vita a scontri cruenti. Sono stati covati in quei piccoli reami che erano le famiglie, isolate nei condomini poi, fuori
dalle cucine e dai letti coniugali, sono sfociati nelle piazze in lotte per
consentire a tutte di godere di diritti naturali politici e civili.
Oggi di quella netta contrapposizione
tra mondi rimane poco. Almeno sulla carta, sono stati fatti molti passi
avanti resta però aperta la guerra tra i singoli individui e la società. I
diritti “delle donne” sono diventati quelli “della donna”, al singolare. A
poche interessa il destino delle altre e la competizione tra persone vince
sulla solidarietà tra simili (intesi come donne ma anche come esseri umani) con
ogni difficoltà affrontata in inevitabile solitudine.
La stessa solitudine è compagna del
genere maschile.
L’uomo della mia generazione non ha nessun modello di riferimento che lo guidi
nel vivere con donne che non assomigliano (fortunatamente) alla propria madre e
con le quali non funziona nessuna eredità biologica importata dai padri.
Chi vuole dunque provarci davvero
deve prima riporre tra i cimeli di famiglia l’immagine del padre che ha
specchiata dentro di sé e inventare il proprio essere uomo, amico, amante,
marito. Io devo perciò essere diverso da mio papà anche perchè tua mamma e tua
nonna hanno in comune solo il fatto di essere entrambe mammiferi.
Questa mancanza di riferimenti non è
però un alibi e neanche una colpa. Credo che l’ascolto e la tolleranza rimangano
gli elementi chiave per avvicinarsi, capirsi, amarsi e costruire assieme. Non
sempre ci sono. Vedo donne costrette a tenere un incongruo basso profilo sempre
e comunque, con un timore esasperato per le conseguenze delle proprie azioni e
delle proprie intenzioni, con sogni e desideri costretti ai minimi termini.
Sono tutti fardelli che faremo il
possibile tu riconosca e tenga lontano. So che tua madre sarà fondamentale in questo. Lei,
austriaca, piuttosto estranea a schemi che prevedono subalternità e dipendenza,
libera e a testa alta. È un modello anche per me, per te sarà di certo un faro.
Che uomini incontrerai? E che
donne?
(In
effetti qui potresti mettere un bel: “Ma papà, cosa ti interessa?”)
Molti tuoi incontri
avverranno con persone insicure e in cerca di continue conferme, di una guida,
di un’idea, bisognose di spalle su cui piangere o un braccio a cui reggersi ma
restie allergiche alle lacrime altrui. Oggi non è che la sicurezza di sé, dei
propri limiti, delle proprie capacità, siano merci diffuse. E non vedo segnali
di possibili inversioni di tendenza.
Io e tua mamma ci siamo riconosciuti
come diversi e poi ci siamo scelti. Avremmo probabilmente avuto vite complete e
degne anche non cogliendo l’opportunità che il caso ci ha dato e su cui con
volontà abbiamo costruito. Ma quale spreco sarebbe stato! Invece ecco che ci
scegliamo ogni giorno, trovando sempre il modo di confermare le ragioni del
nostro amore. La nostra è una famiglia fondata sulla scelta e non sul bisogno: c’è
una tensione positiva che porta i passi verso un futuro in cui occorre
continuare a meritarsi la scelta dell’altro.
Preparati, più cresci e più
proveranno a sottometterti, non in quanto donna ma come essere
pensante. La tua femminilità costituirà al più un'aggravante al reato di
Libertà di Coscienza. Molti dei tuoi aguzzini saranno uomini, altri saranno
donne, avrai a che fare con professori esasperati dalla solitudine, preti
impauriti dalla modernità, falsi amici, falsi adulti, veri dittatori. Ti
faranno male. Per quanto ottusi nel ragionare saranno esperti nel colpirti
perché sarà una delle poche cose che nella vita darà loro soddisfazione. Col
tempo imparerai a prevederne i colpi. Nel dolore e nella rabbia troverai gli
anticorpi per reagire. La necessità di sopravvivere ti insegnerà a scovarne i
punti deboli.
Il non dargliela vinta sarà l’unica
via d’uscita per conservare la tua dignità. Nell’amore per te stessa e per gli
altri troverai la motivazione per farlo.
Fa che “Essere te stessa” non suoni
come una formula buona per i consigli tra amiche germogliati nella
retorica alcolica di uno Spritz. Sia piuttosto quella che si potrebbe chiamare una
Scelta dalla quale non prescindere ogni volta che sono in gioco
il tuo futuro e la tua dignità.
Per riuscire devi crederci, devi
sviluppare una qualità rara che noi proveremo a seminare in te col nostro
esempio, ma che solo tu potrai far crescere e irrobustire: l’Autostima.
Vuol dire sapersi capaci di volare
in alto e cadere sempre in piedi, e credere anche di meritarselo. Non è amica
della superbia ma si fonda al contrario nell’umiltà e nella fiducia illimitata
in un futuro migliore. Costa fatica costruirla ma una volta sperimentata viene
naturale e la si protegge come il gioiello più raro. È nemica della furbizia e
amica della giustizia.
Io l’ho imparata da tuo nonno, ne
ho vista un po’ nella sua generazione, per la quale costituiva il requisito
essenziale per uscire dalla povertà, anche intellettuale. L’ho frequentata molto
all’estero e poco in Italia, l’ho sposata in tua mamma. Per il resto, in giro ne
vedo proprio poca.
La mia generazione ne ha rimosso
l’urgenza, direi quasi l’esistenza. Arrivando al paradosso che quando c’è in
qualcuno, agli occhi dagli altri è vissuta come un difetto. Per chi non ne ha
(la maggioranza) diventa subito “eccesso
di autostima”, eccesso per coloro che non sopportano l’esistenza di chi
affronta la vita a testa alta perché questo gli dimostra quanto sia comunque possibile
essere se stessi.
Per riuscirci, occorre mantenere una
consapevole coerenza tra ciò che si è e come si appare, sapere che nessuno ha il
diritto o la facoltà di comprarci, conoscere allo stesso tempo il proprio
valore, esigere rispetto e sempre riconoscerlo agli altri senza esserne
invidiosi.
Facile? No, affatto, anche se mi auguro tu sia già sulla buona strada.